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Tokyo alza i tassi. Yen e borse in recupero. Rallentano anche acquisti bond

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Il Giappone ha alzato i tassi di riferimento portandoli verso lo 0,25%, partendo da un livello tra 0 e 0,10%. Al contempo, Bank of Japan ha anche annunciato una riduzione relativamente importante del piano di acquisti di titoli di stato. Doppia decisione restrittiva in termini di politica monetaria che ha già prodotto degli effetti importanti per lo yen, che nel momento in cui pubblichiamo questo approfondimento gravita intorno a 152 nei confronti del dollaro USA. La decisione è arrivata in modo relativamente (ma non completamente) inaspettato. Buona la reazione anche dei principali indici della borsa giapponese, trascinate dal rialzo dei titoli del comparto bancario, che come prevedibile corrono in parallelo al rialzo dei tassi.

La decisione pone fine a un lungo periodo di incertezza per Kazuo Ueda, governatore di Bank of Japan che è stato in passato – e ripetutamente – attaccato tanto dagli analisti quanto dagli operatori di mercato per un atteggiamento che è stato considerato eccessivamente attendista e per una comunicazione che non sempre è stata chiara e in anticipazione a quello che poi sarebbe effettivamente avvenuto.

Il Giappone prende la più dura delle decisioni

Si tratta di una decisione che gli analisti avevano messo in dubbio fino all’ultimo minuto. Se è vero che inflazione e andamento dello yen avrebbero comandato un intervento al rialzo per i tassi e al ribasso per gli acquisti di bond, è altrettanto vero che dal Prodotto Interno Lordo di Tokyo non sono arrivati dati da via libera a politiche monetarie restrittive. Una sorta di equilibrio impossibile che aveva messo appunto a rischio quello che è un ritorno alla normalità monetaria atteso tanto dai mercati quanto dalla politica interna.

Con ogni probabilità ci sarà spazio anche per un ulteriore rialzo nel caso in cui questo dovesse rendersi necessario. Si tratterà però di decisioni ancora una volta data driven, come per le altre banche centrali, ovvero dettate dai dati su inflazione, cambio dello yen e mercato del lavoro che arriveranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Tutto questo mentre per questa sera, tra le 20:00 e le 20:30 ora italiana, si attende la decisione del FOMC negli Stati Uniti, una decisione che difficilmente cambierà la traiettoria della politica monetaria degli Stati Uniti, con un ulteriore rinvio dell’avvio dei tagli ai tassi, probabilmente verso settembre.

Il balance sheet di Tokyo rimane il principale ostacolo

Quando si parla di normalizzazione della politica monetaria di Tokyo non ci si riferisce soltanto ai tassi, ma anche all’enorme balance sheet che, nonostante i rallentamenti degli ultimi tempi, ha ancora in cassa una quantità enorme di titoli che sarà difficile scaricare a mercato senza impattare in modo concreto sui rendimenti dei bond.

È il classico problema della coperta che è troppo corta per indirizzare i mercati come preferirebbe indirizzarli la banca centrale. Sostenere rendimenti contenuti per i bond, il valore dello yen e contenere l’inflazione è un trilemma che neanche i più raffinati e sofisticati banchieri centrali sono in grado di risolvere.

Un monito per le altre economie sviluppate che si erano infatuate dell’incantesimo di Bank of Japan, che ora, a più di 10 anni dall’avvio delle politiche di yield curve control, comincia a mostrare tutti i suoi difetti e tutte le sue problematiche.

Saranno ora i mercati a decidere se il rialzo dei tassi comunicato poche ore fa sarà sufficiente per rendere credibile il ritorno alla normalità di Tokyo.

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