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Giappone: c’è chi vuole un altro intervento. Ken Kobayashi indica ritorno a range 120-130 contro dollaro USA

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Più interventi e possibilmente il più presto possibile. A parlare è Ken Kobayashi, che è a capo della Camera di Commercio e dell’Industria del Giappone, che rilevando l’effetto degli ultimi due interventi – in realtà ancora avvolti dal mistero – della banca centrale giapponese, ha indicato nel range tra 120 e 130 il cambio ideale tra yen e dollaro. Questo al fine di offrire maggior respiro a piccole e medie imprese che starebbero soffrendo in modo importante proprio a causa dello yen debole sulle piazze internazionali.

Si tratta di un range estremamente lontano da quello attuale, con lo yen che continua ad essere pericolosamente vicino a quota 160, che è stata poi quella che ha comandato il misterioso e non confermato intervento da parte della banca centrale. Per quanto la richiesta di Kobayashi sembri fuori dal novero di possibilità, rimane interessante per gli investitori nel mercato del Forex anche per tastare il polso interno al Giappone, quello che difficilmente arriva fuori dal Paese del Sol Levante. Pressioni interne che però, almeno in questa proporzione, difficilmente troveranno appoggio da parte di Bank of Japan.

Dalla Camera di Commercio una chiamata per un altro intervento

Fate presto: la discussione interna del Giappone su uno yen possibilmente più forte

È una discussione molto italiana. E che forse in pochi si sarebbero aspettati da un paese che fa rima con rigore. Il leader della Camera del Commercio e dell’Industria del Giappone, Ken Kobayashi, ha infatti chiesto indirettamente ulteriori interventi della banca centrale del Giappone e delle più alte cariche della politica monetaria, affinché il cambio tra yen e dollaro venga riportato su livelli estremamente più bassi. Mentre lo yen infatti viene scambiato a 155 nel momento in cui pubblichiamo questa notizia, Kobayashi sogna un ritorno di USD/JPY nel range tra i 120 e i 130. Qualcosa che necessiterebbe di interventi però ben più corposi di quelli – costati una sessantina di miliardi – della scorsa settimana e appunto mai confermati.

Il ragionamento è d’altronde di quelli semplici: Le piccole e medie imprese stanno soffrendo il cambio da tempo e potrebbero non essere in grado di sostenere una crescita economica di cui il Giappone ha disperatamente bisogno. Sofferenze che potrebbero essere risolte completamente cercando il ritorno nel range di cui sopra.

Per ora però, come dicono gli americani, si tratterà in larga parte di wishful thinking. Non solo siamo distanti anni luce da quel range, ma al tempo stesso la questione è diventata di politica internazionale, dopo l’ultima sgridata di Janet Yellen per gli interventi della banca centrale.

La situazione dello yen rimane precaria

Intanto mood dei piccoli imprenditori e commercianti ai minimi

Intanto i dati che vengono forniti dalla statistica non sono dei migliori per il Giappone. La fiducia delle piccole imprese e dei piccoli commercianti è ai minimi del ciclo, segno che la sofferenza segnalata da Kobayashi è effettiva e che si dovrà necessariamente fare qualcosa per cercare di invertire il trend. Kobayashi inoltre ha segnalato come sia bastato relativamente poco per vedere degli effetti sullo yen: un intervento ampiamente nelle possibilità e nelle disponibilità di Bank of Japan, che pur può contare su riserve di valuta estera di quantità importante.

Per ora ci sentiamo di escludere che le pressioni di Kobayashi saranno accompagnate da mosse effettive. Rimane però un termometro politico interno al Giappone molto importante, di quelli che non possono essere ignorati e che dovranno per forza di cose trovare cittadinanza nel dibattito, anche di quello tra investitori.

Lo yen rimane la valuta più interessante di un ciclo inaspettato di forza del dollaro. E rimane parte integrante della coppia forse prediletta dagli speculatori in queste ultime settimane. Speculatori che però dovranno fare i conti con un malcontento politico… importante.

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