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Giappone: è boom per l’azionario | FOMO o fondamentali solidi?
Le performance del Nikkei continuano a essere oggetto di discussione tra i maggiori analisti e i più importanti allocator su scala globale. Tra chi parla di ritorno dell’euforia che si era vista per l’ultima volta nel 2013 con l’avvio del ciclo Abenomics, e chi indica che il grosso dei portafogli hanno un’esposizione troppo bassa verso l’azionario giapponese, sembra che arrivi una voce sola quando si tratta di cantare della borsa di Tokyo. C’è grande entusiasmo, confermato dalle ottime performance degli indici giapponesi, grande entusiasmo che sarebbe almeno in parte basato su fondamentali piuttosto solidi.
Almeno in parte, ripetiamo, perché una parte della corsa delle azioni giapponesi dipende anche dalle pessime performance del dirimpettaio cinese, sempre meno attrattivo per certi capitali e anche per i risparmiatori locali. L’altra parte dei fondamentali è quella che riguarda l’eventuale svolta che arriverà in Giappone in termini di riforme e anche di uscita dal ciclo deflativo che si protrae ormai da tempo. Una combinazione potenzialmente esplosiva, con Nikkei che è però già tornato ai massimi storici. Ci sarà davvero spazio per una crescita ulteriore, che a questo punto sarebbe in realtà un recupero dei tanti anni persi?
Il Giappone piace, soprattutto all’estero
Ci sono pochi dubbi su quale sia la forza trainante della straordinaria forza dimostrata dalle borse giapponesi. Sono capitali che arrivano da oltremare, che si tratti di Cina, di Europa o di Stati Uniti. Un flusso costante nel corso del 2023 e intensificato in questa apertura del 2024, che si basa su considerazioni con buoni fondamentali.
Dal 2014 al 2022 i capitali stranieri hanno avuto inflow negativi sulla borsa giapponese per sei anni su otto, con il 2023 che passerà agli annali economici come una sorta di pivot point della rinascita dell’attenzione per la borsa giapponese. E c’è chi – riporta Bloomberg – sostiene che gli investitori in generale abbiano ancora allocazioni troppo ridotte sulle piazze giapponesi. È il caso di Ivailo Dikov, che è a capo della divisione che si occupa dei titoli giapponesi per Eastspring Investments.
L’idea di fondo è che le azioni giapponesi siano ancora sotto-prezzate rispetto a titoli di economie comparabili per forze e che sono magari anche indietro per prospettive di crescita future.
I più cinici e pessimisti però aggiungono un’altra tessera al puzzle: c’è anche FOMO, dato che le ottime performance delle borse giapponesi si sono alimentate della narrativa stessa che le corse rialziste vanno a creare, generando appunto quella che in gergo si chiama fear of missing out. La paura di perdersi un rally di borsa che passerà alla storia.
Rimangono delle questioni importanti da valutare.
Rimangono poi delle questioni molto importanti per chi sta valutando allocazioni sulla borsa giapponese, a partire dalle prossime mosse della banca centrale, che continua a rimandare il momento in cui si tornerà a tassi di interesse positivi, per quanto comunque molto vicini allo zero. Il progresso del PIL non è dei migliori e si attendono parimenti delle buone notizie dai salari. Problemi e incertezze che nel complesso vengono sottolineati da quegli investitori che credono poco nei rally infiniti, che sono però la stessa categoria di investitori che stanno pagando a caro prezzo certe posizioni, come ad esempio quelle short su NVIDIA.
L’incertezza continua a regnare sovrana – e qualcuno, come le azioni della borsa giapponese, sembrano riuscire però ad approfittarne, cavalcando l’incertezza maggiore che piazze che piacevano molto (e oggi piacciono meno), devono fronteggiare. Solo FOMO, oppure fondamentali importanti per il Giappone, oppure ancora tutte e due le cose in un mix certamente favorevole anche per il futuro? Con ogni probabilità le prossime due settimane di scambi riusciranno a fare chiarezza sul tema.