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Tokyo: niente aumento ai tassi. Borse asiatiche volano, yen sotto i 142

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Kazuo Ueda non fa scherzi e i tassi in Giappone rimangono invariati, dopo che poche ore prima erano arrivati dati comunque importanti in termini di crescita dell’inflazione, che anno su anno si attesta, per il mese di agosto, al 3,0%. Una situazione complicata quella che si sta sviluppando in Giappone. Da un lato vi è la necessità di controllare l’inflazione che è in traiettoria crescente da inizio 2024 e dall’altro l’impossibilità di accelerare oltremisura i tempi di ritorno verso politiche monetarie ortodosse.

Già a fine luglio Bank of Japan aveva infatti alzato i tassi di 25 punti base a sorpresa. Sorpresa che però, per quanto una parte minoritaria degli analisti la temesse, non è arrivata. I tassi in Giappone rimangono allo 0,25%, con il differenziale con Washington che rimane ampio e con ampi margini di rialzo per le sedute future della banca centrale giapponese, laddove dovesse presentarsene il bisogno.

Le non-decisioni di Tokyo piacciono ai mercati

Le non-decisioni o le indecisioni di Tokyo intanto piacciono alle borse asiatiche. Nikkei 225 segue la scia dei principali indici statunitensi e forte della decisione di Kazuo Ueda piazza una crescita a +1,70%. Bene anche Hong Kong, che conferma la buona performance della settimana corta a +0,94%. Bene anche Mumbai, con S&P BSE Sensex che chiude sopra +1,20%. Delle borse asiatiche fa male soltanto Shanghai, che completa una settimana certamente non brillante, complice una situazione complicata a livello economico con gli obiettivi fissati da Pechino che appaiono di giorno in giorno più difficili da raggiungere.

Bene comunque lo yen, che scende sotto quota 142, pur entrando in ipercomprato, per una situazione sul mercato del Forex che continua a essere complicata, incerta e per certi aspetti anche difficile da analizzare. Si cercherà una sorta di stabilità man man che si farà più chiara anche la politica monetaria di Washington, con i mercati che continuano a prezzare più tagli di quanti ne abbia in realtà preventivati Federal Reserve.

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