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Goldman Sachs: servono $2,1 triliardi per risolvere la crisi immobiliare in Cina
Il mercato immobiliare in Cina sta attraversando problemi più grandi di quelli che si potrebbe pensare. Goldman Sachs ha fatto un’analisi della situazione indicando cosa sarebbe necessario, secondo la grande banca commerciale americana, per risolvere il problema. Soltanto parlando di risorse, Goldman ritiene che sarebbe necessario investire $15 triliardi di yuan ($2,1 triliardi) per cambiare le tre cause principali della situazione attuale. La banca fa notare che fino a questo momento gli interventi del governo per cercare di arginare la crisi non sono stati molti, e che invece l’intervento governativo è considerato un fattore determinante per poter pensare di cambiare la condizione del mercato in modo significativo.
La Cina sta attraversando una crisi immobiliare ormai dal 2021, quando il colosso delle costruzioni Evergrande ha avuto i primi problemi che poi sono diventati endemici all’interno dell’economia locale. Dopo il default di Evergrande è seguito quello di Country Garden, ma hanno fatto seguito a questi due grandi annunci altre decine di aziende meno conosciute. La crisi sta ormai colpendo tutte le città, a prescindere dalle dimensioni, allargandosi persino ad Hong Kong. Attualmente gli interventi sono stati soprattutto legati a facilitazioni nell’ottenimento dei mutui, soprattutto sulle seconde case, ma sul fronte dei tassi e soprattutto dei contributi diretti alle imprese si è fatto poco.
I tre pilastri di Goldman Sachs
Secondo Goldman Sachs sarà possibile risolvere la scottante questione immobiliare cinese solo agendo su tre macro-aree: finanziare il completamento delle proprietà che sono già state vendute ma non sono ancora state costruite, in modo da instaurare nuovamente fiducia tra i compratori; limitare l’eccesso di offerta, ad esempio attraverso dei limiti sulla concessione di nuovi permessi edilizi; da ultimo, cercare di agire sulla stagionalità del settore per provare a contenerla. Essenzialmente la banca ritiene che il principale punto su cui agire per risollevare la situazione sia la fiducia dei compratori, che attualmente è vicina al suo minimo storico. Viene invece ritenuto meno importante agire direttamente sulla stabilità delle imprese.
Goldman Sachs ritiene che il mercato immobiliare cinese andrà incontro a un “recupero a L“, la forma peggiore di recupero per un mercato. Significa che a un certo punto la situazione si stabilizzerà su dei livelli di forza molto inferiori a quelli dell’inizio del problema, a differenza del “recupero a V” in cui la situazione ritorna sugli stessi livelli del pre-recessione. Inoltre la banca ritiene che il mercato non abbia ancora toccato il fondo, indicando di aspettarsi ancora una notevole pressione ribassista prima che eventualmente le cose possano cominciare ad andare meglio.
Le stime sui danni
Tra le indicazioni che Goldman Sachs ha fornito nel suo ultimo report sulla crisi immobiliare cinese ci sono delle stime interessanti sull’impatto economico e finanziario causato da questa situazione nel corso degli anni. La banca stima che ci siano stati default sulle obbligazioni per oltre $160 miliardi, con un calo dei prezzi degli immobili del 20% e un calo del 16% nell’attività di costruzione di nuovi immobili. Solo per provare a finanziare il completamento dei cantieri ancora in costruzione, con immobili già venduti su carta, sarebbero necessari circa $550 miliardi. Il 55% del mercato degli immobili ancora in costruzione è già stato venduto, per un totale di tre miliardi e mezzo di metri quadrati di edifici che devono ancora essere costruiti. La misura degli investimenti necessari per ridurre l’offerta di immobili sarebbe invece vicina ai $1.100 miliardi, una cifra senza precedenti negli interventi di Pechino nel settore.