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Google: politica USA attacca Gemini | Richiesta di informazioni su algoritmo
La questione AI si fa sempre più politica. Da un lato continueranno le restrizioni per l’accesso della Cina ai chip più performanti prodotti o disegnati negli USA. Dall’altro la più recente debacle di Google con il suo Gemini ha già innescato polemiche accese al Congresso e al Senato USA, con la House of Judiciary Committee che ha inviato sabato una lettera a Alphabet, la holding che controlla Google e tutte le attività periferiche del gruppo. All’interno della lettera, di firma repubblicana, ci sono richieste di chiarimenti su eventuali condizionamenti politici per i risultati forniti da Gemini, che hanno fatto discutere la stampa americana e internazionale.
Una situazione piuttosto spinosa per Google, che ha vissuto una settimana altalenante proprio a causa della questione Gemini e di risposte apparentemente troppo allineate ad una precisa fazione politica degli Stati Uniti d’America. Questione che si interseca con situazioni spinose negli USA e che potrebbe essere fonte di ulteriori problemi per la società fondata da Sergey Brin e Larry Page.
L’intelligenza artificiale continua a stuzzicare la politica
Non vi è alcun tipo di dubbio: tutta la politica sembra ritenere la questione AI come una delle più cruciali non solo del presente, ma anche del futuro. Ed è in virtù di questo che anche l’hardware più performante per il comparto continua a essere al centro di un’accesa guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. È anche in virtù di questo che l’Europa si è mossa nella regolamentazione di un settore che però vede poche aziende nell’UE. Ora però a finire sotto la lente delle commissioni del Congresso è Google stessa, in relazione alle più recenti vicende che hanno interessato Gemini, AI generativa che forniva risultati sbilanciati politicamente e che è stata al centro di enormi polemiche negli scorsi giorni.
Polemiche veementi al punto tale da costringere il gruppo a tornare sui suoi passi e a promettere una pronta revisione dei processi creativi dell’intelligenza artificiale, per una questione che ha visto anche Elon Musk attaccare ferocemente Google e il suo atteggiamento a detta del capo di Tesla eccessivamente woke.
A prescindere dalla questione più bassa di natura politica, il segnale è chiaro: gli occhi, tanto della politica quanto dei mercati, sono puntati tutti su questo settore. Da NVIDIA e le sue ottime performance legate alla AI, fino invece a quanto avviene sotto il cofano degli algoritmi.
Nella lettera che è stata consegnata sabato, firmata dal Repubblicano Jim Jordan si chiede riguardo la presenza di istruzioni specifiche per Gemini affinché venissero restituiti risultati politicamente sbilanciati.
Intanto impazza la guerra tra Elon Musk e OpenAI
Il settore fa gola anche ai tycoon centrali di questo momento storico. In settimana Elon Musk ha citato in giudizio Sam Altman e OpenAI, accusandoli di violazioni di accordi che avrebbero dovuto impedire all’azienda di diventare una società regolare e più in generale di rimanere una no-profit, cosa che sarebbe stata violata tramite l’accordo commerciale con Microsoft.
Anche su questo fronte, almeno questo è quanto affermano i più cinici, ci sarebbe tanta politica e uno scontro trasversale negli Stati Uniti tra la Silicon Valley storicamente ritenuta vicina alle posizioni dem e una nuova imprenditoria digitale e non più vicina invece al fronte opposto.
Con le elezioni che si avvicinano, anche l’AI e dunque gli investimenti su questo comparto dovranno tenere conto di chi ci aspetta diventerà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Evoluzione sempre importante per i mercati, ma che mai come oggi è rilevante anche per chi sta investendo nel settore più interessante, quello dell’AI appunto.