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Governo diviso sulle nuove misure sui pannelli fotovoltaici: stop alle installazioni su terreni agricoli

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La coalizione di governo sembra essere divisa per quanto riguarda le nuove misure sui pannelli fotovoltaici, con il Ministero dell’Energia che sarebbe pronto a presentare una nuova bozza sui limiti all’installazione dei pannelli in specifiche aree. La bozza non è stata divulgata ufficialmente dal Ministero, ma è trapelata alla stampa e si è già iniziato a parlare di quali sarebbero le possibili implicazioni per l’economia italiana e per la sua transizione energetica. Il provvedimento centrale di questo nuovo regolamento sarebbe quello che impedirà di installare i pannelli solari sui terreni agricoli. L’obiettivo è quello di tutelare il settore dell’agricoltura in un momento difficile, segnato anche dalle forti proteste di inizio anno, ma il rischio è quello di rallentare notevolmente i progressi verso la sostenibilità e l’indipendenza energetica.

La misura darebbe anche un forte potere ai comuni, ai quali spetterebbe la decisione sulle aree da etichettare come “a uso agricolo” e su quelle da stabilire come adatte all’installazione dei pannelli fotovoltaici. Senza delle misure precise che stabiliscano le caratteristiche di un terreno a designazione agricola, si rischia che questo possa portare a un aumento della corruzione nelle amministrazioni più piccole e meno controllate. Le variabili in gioco sono molte ed è possibile che l’approvazione di questo nuovo regolamento significhi rinunciare totalmente agli obiettivi europei di sostenibilità energetica a cui l’Italia ha aderito.

Ci sarebbe anche una nuova bozza di regolamento chiamata “provvedimenti sui limiti all’uso dei terreni agricoli”, ancora non divulgata

Complicata la situazione per le variabili in gioco

Il nuovo regolamento prevederebbe che privati e imprese non possano più installare pannelli solari nei terreni a uso agricolo “con moduli appoggiati a terra”. Questo significa che i prefabbricati e gli edifici che si trovano su questi terreni avrebbero comunque la possibilità di installare i pannelli sul tetto, ma non si potrebbero più aprire grandi centrali elettriche a energia solare in terreni che potenzialmente potrebbero essere coltivati. Interessante anche scoprire se, nel caso di passaggio della legge, ci sarebbero dei “trucchi” possibili come l’installazione dei pannelli su supporti sopraelevati per evitare problemi con le regolamentazioni.

A inizio anno, le proteste degli agricoltori hanno dimostrato che si tratta di un gruppo molto compatto e che vale molto a livello politico. Dall’altra parte l’Italia ha promesso in sede europea e nel G7 da poco tenuto a Torino che la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili triplicherà entro il 2030. Rinunciando a grandi aree soleggiate che sarebbero potenzialmente qualificate per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, sarà molto difficile riuscire a raggiungere questo obiettivo. Inoltre l’Italia ha appena fatto da mediatrice per un accordo per l’addio al carbone nel G7, aumentando ulteriormente la necessità di energia solare.

Il Ministero dell’Energia non ha risposto alle domande della stampa in materia

Una misura necessaria?

Secondo i dati Istat, in questo momento oltre il 40% di tutta la superficie nazionale italiana è composta da terreni a uso agricolo. Di questi, circa un terzo ormai è abbandonato e le imprese agricole sono sempre più favorevoli ad accordi flessibili, come leasing o noleggi dei terreni, piuttosto che disposte ad acquistare questi terreni. Considerando che già una larga parte dei terreni a uso agricolo non è effettivamente occupato da coltivazioni, significa che in questo momento non c’è una mancanza di terreni agricoli o una difficoltà a espandere le colture su nuove superfici. Al tempo stesso lo scorso anno l’Italia ha installato 6 GW di capacità da pannelli fotovoltaici, sufficienti per alimentare in modo totalmente sostenibili oltre 4,2 milioni di abitazioni in un paese di 60 milioni di abitanti. I progetti eolici, in un paese che non è soggetto alle forti correnti oceaniche del Nord Europa, attualmente rappresentano solo l’8% della capacità produttiva energetica nazionale.

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