Il G7 ha raggiunto un accordo comune sull’addio al carbone: entro il 2035 sarà completamente abbandonato dalle economie del Gruppo dei Sette. Ad annunciarlo è stato il Ministro italiano dell’Energia, Gilberto Pichetto Fratin, dopo la prima fase dei dialoghi che si sono tenuti a Torino. In una prima mossa importante del governo italiano per la sostenibilità a livello internazionale, dopo i tanti attriti che si sono avuti con l’Europa per la legge sugli edifici “green”, è stata proprio l’Italia a fare da mediatrice per raggiungere questa storica intesa. Il carbone è il metodo più inquinante in assoluto per produrre energia e l’addio a questa forma di combustibile fossile è un passo essenziale per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
Entro il 1 gennaio 2026, tutte le centrali a carbone attualmente accese dovranno essere spente. Un accordo di questo genere era già nell’aria, ma finalmente è stato formalizzato. Fino a questo momento la direttiva del G7 prevedeva che i paesi si impegnassero a non costruire nuove centrali e che il più possibile quelle esistenti venissero riadattate per catturare la CO2 prodotta dalla combustione. I paesi del Gruppo dei Sette arriveranno a questo obiettivo ben 5 anni prima quello che avrebbero voluto le Nazioni Unite e l’IEA: ai paesi sviluppati si chiedeva di dire addio al carbone entro il 2030 e la totale decarbonizzazione della produzione di energia entro il 2035.
Impatto miliardario sull’economia
In questo momento gli ultimi dati disponibili sull’importanza del carbone nell’economia dei paesi del G7 sono quelli relativi al 2022. Il carbone rappresentava, alla fine dell’anno, oltre il 18% della produzione energetica del G7 -un terzo dell’energia totale prodotta a partire da combustibili fossili-. L’addio a questa forma di energia implica che i paesi dovranno necessariamente puntare di più sulle alternative sostenibili: si guarda in primo luogo a eolico e fotovoltaico, ma non soltanto. Adesso che la maggior parte delle principali economie mondiali hanno stabilito di voler abbandonare il carbone, sia guarda a India e Cina per fare la stessa cosa.
L’Italia, che ha svolto un ruolo di intermediazione fondamentale nel raggiungere l’accordo, è terza nella classifica del G7 per quantità di energia prodotta a partire dal carbone: la lignite rappresenta lo 0,9% dell’energia prodotta in Francia, l’1,7% di quella prodotta nel Regno Unito, il 5,4% in Canada, l’8,1% in Italia, il 19,4% negli Stati Uniti, il 31,7% in Germania e il 33,7% in Giappone. Fortunatamente sia il Giappone che la Germania hanno visto un aumento record della quantità di eolico e fotovoltaico installati negli ultimi anni, facilitando la transizione verso le rinnovabili.
Attesa per il testo finale
Quello che è stato raggiunto lunedì è un accordo preliminare, che verrà poi inserito all’interno di un accordo più ampio. La pubblicazione del testo finale è prevista per il pomeriggio di martedì, mentre non c’è ancora la totale certezza di cosa includerà a parte l’accordo sul carbone. Secondo le indiscrezioni arrivate fino a questo momento, il testo dell’accordo includerà riferimenti diretti a nucleare e biocombustibili: potrebbero essere soltanto delle linee guida come quelle che i paesi del G7 avevano avuto sul carbone fino a questo momento, oppure target concreti -soprattutto per i biocombustibili- per l’aumento dell’energia prodotta in questo modo. Anche se non dovessero arrivare altri accordi dettagliati, in ogni caso, l’accordo di Torino verrà comunque ricordato come un passo importante verso l’addio ai combustibili fossili.