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Guerra e sanzioni: le IPO a Mosca in mano ai retailer

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Cosa succede all’economia di un paese gradualmente isolato dai capitali di New York e di Londra? Forse dovremo aspettare ancora qualche anno per tirare le somme definitive, per quanto ci sia almeno un angolo già interessante sul quale discutere. Ne ha parlato poche ore fa Bloomberg e siamo andati a indagare cosa sta succedendo dalle parti di Mosca, almeno in termini di IPO, le offerte pubbliche di acquisto che altro non sono che quotazioni in borsa.

La situazione è quella che ormai dovrebbero conoscere tutti: i capitali europei e statunitensi hanno lasciato il paese, chiudendo a Mosca accesso al mercato più importante di tutti per volumi e liquidità. In una situazione del genere, le difficoltà sarebbero grandi per tutti i paesi. I retail possono sopperire? Fino a un certo punto, motivo per il quale non è il caso forse di aspettarsi grandi risultati dalle IPO in programma.

L’analisi sulle IPO a Mosca

Quotarsi a Mosca: cronache dalla guerra fatta anche con i capitali

Tra chi dichiarava morta per sempre la borsa di Mosca e chi credeva che la guerra e le sanzioni non avrebbero avuto impatto, la verità sembra essere nel mezzo, almeno sul fronte delle quotazioni in borsa. Ci si continua a quotare a Mosca, nonostante sia un mercato ormai in larga parte spinto dagli investitori retail. Il primo dato: il numero di IPO nel 2023 cresce rispetto all’anno precedente. E fin qui potrebbe sembrare un dato interessante e positivo per l’economia di Mosca.

Il secondo dato, quello meno incoraggiante, è che in assenza di grandi fondi, principalmente stranieri, raccogliere denaro per le quotazioni non è sempre semplice. Quando è necessario il matrimonio si organizza con quello che si ha, per quanto sia poco entusiasmante il quadro.

C’è chi quota banchi di pegno come Mosgorlombard, c’è chi quota aziende che producono acciaio, c’è un piccolo salto nel mondo biotech e ci sarà spazio anche per Yuzhuralzoloto, che ha annunciato pochi giorni fa la IPO, nonostante sia stata recentemente colpita da sanzioni del Regno Unito. Qualcosa dunque si muove, per quanto sarà difficile raccogliere capitali importanti.

Il rapporto tra liquidità tra i retail e quella dei fondi è ora di otto a uno: questione matematica che lascia poco spazio anche per evoluzioni diverse da quelle di cui sopra.

Raccolta modesta, ma non ci si poteva aspettare granché

In quanti si quotano?

Saranno circa una dozzina entro fine 2023, con settori che spaziano appunto dal biotech alla produzione di alcolici (questa ha avuto parecchia eco sui giornali per un pregiudizio di cui faticano a liberarsi anche i grandi giornali), passando anche per società IT.

Ci sarà poi da seguire la quotazione di EuroTrans, che nel complesso prevede una raccolta che vale da sola più di tutto il resto delle quotazioni, per un controvalore in euro di circa 265 milioni di euro.

Numeri che non faranno certamente la storia della finanza, ma da Mosca anche prima della guerra sarebbe stato difficile attendersi le quotazioni record che in genere coinvolgono le quotazioni sulle piazze statunitensi.

Quotazioni stellari che però spesso lasciano con l’amaro in bocca gli investitori, come nel caso dei precoci sulla quotazione di Birkenstock.

Per il resto, dall’altra parte del mondo (ma non troppo), tiene banco l’eventuale quotazione di Shein, per una cifra che è di 450 volte superiore per possibile valore rispetto a EuroTrans, che è la principale che terrà impegnata gli investitori di Mosca.

La risposta alla domanda con la quale abbiamo aperto l’approfondimento rimarrà inevasa: le IPO a Mosca non erano stellari neanche prima della guerra. Con le sanzioni però sarà sempre più difficile vederle crescere perché i retail da che mondo è mondo, possono coprire ma fino a un certo punto.

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