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I falchi attaccano IMF. Il piano per lo Sri Lanka non piace a nessuno
Lo Sri Lanka è nel mezzo di una ristrutturazione del debito che è forse il compito più difficile di finanza pubblica che il paese è stato chiamato a svolgere da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1948. Le casse del paese sono sconquassate e sarà necessaria una cura da cavallo, di quelle che passano dalle principali istituzioni monetarie mondiali, per rendere un debito pubblico fuori controllo più vicino alla sostenibilità. Di problemi però, almeno a leggere quanto hanno da dire gli analisti più quotati, se ne sarebbero già presentati diversi.
E parte di questa responsabilità ce l’avrebbero gli obiettivi che sono stati fissati dal Fondo Monetario Internazionale, a detta dei falchi del Financial Times troppo poco ambiziosi per permettere al paese un pronto ritorno ad un abbozzo di normalità. Ma che aria tira dalle parti di Kotte? E perché i falchi sono tanto preoccupati?
Gli obiettivi poco ambiziosi del Fondo Monetario Internazionale
Dopo decenni di critiche a politiche eccessivamente restrittive e dal costo sociale troppo alto, pare che i cuori del Fondo Monetario Internazionale si siano ammorbiditi. O meglio, che abbiano deciso un percorso ritenuto troppo morbido per riportare lo Sri Lanka in condizioni di stabilità finanziaria, anche in relazione all’importante debito pubblico.
Questa è l’accusa che tuona dalle colonne del Financial Times, che accusa il Fondo Monetario Internazionale di aver fissato dei target che sono bizzarramente deboli – e, aggiungiamo noi, non in linea con la reputazione storica del Fondo.
E che non terrebbe conto di quelli che sono i problemi strutturali dello Sri Lanka – ovvero la difficoltà per il governo centrale di riscuotere tasse e dunque di finanziare la spesa pubblica, che continuerà pertanto, in assenza di soluzioni su questo fronte, a doversi affidare ad eccessivo indebitamento, tra le altre cose anche in pregiata valuta straniera.
I conti della serva sono d’altronde facili. Le revenue del governo centrale sono basse – si parla di un misero 11,5%, con proiezioni al 15% secondo il Fondo Monetario Internazionale. Con un debito pubblico al 100% del PIL e interessi ormai fuori controllo – e vicini all’8% – questo vuol dire che anche secondo le ottimistiche previsioni del Fondo Monetario, circa la metà di quanto viene raccolto tramite tasse e imposte finirebbe per pagare gli interessi sul debito.
Una situazione che porrebbe – sempre secondo i dati del Fondo Monetario – lo Sri Lanka nelle medesime condizioni di Ghana e Malawi (che stanno già ristrutturando il loro debito) e di Egitto e Pakistan, che invece sono già sottoposti a programmi del Fondo Monetario e che potrebbero finire pertanto per scegliere la ristrutturazione del proprio debito.
Il tutto condito, ricorda ancora una volta il Financial Times, dalle maggiori difficoltà per lo Sri Lanka di accedere ad un mercato di finanziatori stranieri per il proprio debito pubblico, almeno per somme considerevoli.
Una ricetta per tutti, che non funziona
Sotto accusa finisce dunque l’approccio del Fondo Monetario Internazionale basato più sulla necessità di portare entro certi limiti la necessità di spesa pubblica rispetto al PIL che sul finanziamento della stessa, una cura apparentemente da cavallo che però lascerà il paese in condizioni comunque finanziariamente difficili da sostenere, figuriamoci da invertire.
In aggiunta, il nuovo mondo al quale sembra che nessuno fossero più abituati, quello dove il capitale è tornato ad avere dei costi importanti, non sembrerebbe fare il paio con la strategia di IMF, una strategia che è andata bene per altri paesi e in altre circostanze, ma che come modello andrebbe adattato alle diverse esigenze e condizioni dello Sri Lanka.
Falchi o meno: in molti temono un bacio della morte
IMF, in particolare in certi circoli politici, non gode di grande stima. Il suo arrivo nelle economie in difficoltà è stato spesso considerato come un bacio della morte fatto di macelleria sociale e di spunti eccessivamente duri per economie già barcollanti.
Questo però è un parere politico che poco attiene all’analisi dei fondamentali economici. I conti, della serva ancora una volta, sono stati fatti. E non è chiaro come lo Sri Lanka possa pensare di finanziare anche sul lungo periodo un debito che gli costerà la metà della raccolta in imposte soltanto per il pagamento delle cedole.
Una questione anche geopolitica
Per quanto riguarda il fronte dei creditori esterni, lo Sri Lanka si trova invischiato in trattative con diverse parti, con la Cina che ha rifiutato di entrare nel consorzio formato da India, Francia e Giappone. Una situazione frammentata anche in termini di rapporti con i privati.
Una situazione che sembra pertanto difficile anche sotto la ristrutturazione del debito esistente: condizione ritenuta necessaria da IMF per il recupero della stabilità e della sostenibilità. Il tutto in un contesto globale che comincia, almeno a certe latitudini, a scricchiolare.