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I mercati fanno la spesa di bond USA: corsa per assicurarsi i rendimenti dopo i dati sull’inflazione
Dopo gli ultimi dati sull’inflazione americana, il rendimento dei Treasuries ha rapidamente cominciato ad aumentare: ora ci si aspetta che la Fed non cominci a tagliare i tassi per lo meno fino a settembre e che per tutto il 2024 la discesa dei tassi sia comunque poco significativa. Di conseguenza i prezzi dei Treasuries hanno iniziato a calare e i rendimenti, che sono inversamente legati ai prezzi, hanno cominciato ad aumentare. Molti investitori la vedono come l’ultima occasione per acquistare obbligazioni statunitensi ai tassi elevati di oggi, con i Treasuries a 10 anni che in questo momento rendono persino di più dei BTP italiani. Già il prossimo anno, la Fed potrebbe trovarsi in piena fase di taglio ai tassi e i rendimenti di oggi potrebbero essere solo un ricordo.
In questo momento le obbligazioni statunitensi a 10 anni rendono oltre il 4,60%, ben 100 punti base in più rispetto ai titoli italiani. Questo perché ci si aspetta che la Banca Centrale Europea comincerà a tagliare i tassi già a giugno, probabilmente raddoppiando a luglio e cercando di stimolare un’economia che continua a faticare a crescere. La difficoltà europea in termini di crescita è compensata dal fatto che il nostro tasso d’inflazione sia significativamente più basso rispetto a quello statunitense, permettendo dunque alla BCE di iniziare ad applicare una politica monetaria espansionista senza rischiare un’impennata del costo della vita.
Quasi ai massimi da 16 anni
Attualmente il rendimento dei Treasuries decennali si sta avvicinando alla soglia psicologica del 5,00%, che è stata toccata a ottobre scorso per la prima volta dopo 16 anni. Il rendimento si sta avvicinando ai dei picchi storici che sono estremamente invitanti per gli investitori, anche a discapito del fatto che ora i bond statunitensi non siano più considerati AAA dalle principali agenzie di rating. La cosa quasi sicura è che la prossima mossa dei tassi d’interesse sarà a ribasso e non a rialzo: se questa previsione estremamente comune dovesse avverarsi, implicherebbe che le obbligazioni acquistate oggi avrebbero una rivalutazione importante nel corso dei prossimi anni.
Come evidenziato da Ashok Varadhan, vertice della sezione di global banking e di mercati finanziari di Goldman Sachs, attualmente il timore che i tassi possano alzarsi è praticamente zero e al tempo stesso l’economia americana continua a crescere. L’unica cosa che potrebbe rovinare questi piani sarebbe l’eventualità, al momento piuttosto improbabile, che la Fed decida addirittura di alzare i tassi d’interesse. Anche se in questo momento i mercati ritengono che Powell e i suoi stiano esclusivamente aspettando un momento propizio per abbassarli, è difficile escludere che i tassi possano aumentare se l’inflazione dovesse continuare a crescere nelle rilevazioni dei prossimi mesi.
Rimane scarsa fiducia riguardo all’inflazione
La grande scommessa di Wall Street sui tassi d’interesse rischia di rivelarsi molto pericolosa se la Fed dovesse effettivamente decidere di non andare avanti con i suoi tagli ai tassi d’interesse. Paradossalmente, malgrado i mercati ritengano estremamente improbabile questo scenario, la realtà è che buona parte degli investitori ha attese pessimiste per quanto riguarda il tasso d’inflazione. Secondo un sondaggio condotto da Bank of America, attualmente solo il 38% degli investitori istituzionali è fortemente convinto di una discesa dei tassi e dell’inflazione; a dicembre, durante il grande trend ribassista dei rendimenti dei Treasuries, era addirittura il 62% degli intervistati ad aspettarsi che l’inflazione seguisse una traiettoria ribassista.