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I paesi arabi spingono su produzione locale di rinnovabili
In questi giorni segnati dall’ottava edizione del forum arabo sull’energia rinnovabile, a cui partecipano otto nazioni di Medio Oriente e Nord Africa, il tema ricorrente delle conversazioni riguarda l’onshoring. I paesi arabi vogliono dipendere di meno dalle importazioni di materiali come i pannelli fotovoltaici, e vogliono accelerare nettamente la loro transizione energetica. Si guarda anche all’industria dei veicoli elettrici, altro segmento di mercato in cui al momento la quasi totalità dei prodotti venduti nei paesi arabi provengono da importazioni di industrie cinesi, europee o americane. Con la regione che sta sperimentando una rapida ascesa delle fonti rinnovabili di energia, i paesi arabi ritengono che ora tutto sia pronto a ospitare industrie manifatturiere per il mercato interno.
La parola d’ordine rimane sempre la stessa: diversificare. Le aree che segnano il confine tra Asia e Africa ospitano alcune delle più grandi riserve di gas naturale e petrolio del mondo, cosa che le ha permesso di diventare esportatori tra i più importanti al mondo. Si parla di nazioni come Arabia Saudita e Qatar, in grado con le loro decisioni di influenzare i prezzi del petrolio per tutti gli altri paesi. Proprio di recente, con la decisione fortemente voluta dall’Arabia Saudita di mantenere bassi livelli di produzione fino a fine anno, il prezzo del petrolio è rapidamente salito fino a toccare i suoi nuovi massimi del 2023. Ma c’è bisogno di prepararsi a un futuro a lungo termine in cui il petrolio sarà sempre meno importante, mentre forme alternative di energia prenderanno il sopravvento per combattere il cambiamento climatico.
Più forme di energia e imprese manifatturiere in loco
Le otto nazioni riunite ad Amman, capitale della Giordania, hanno concordato sulla necessità di migliorare la propria posizione di fronte alla transizione energetica. Intendono farlo, prima di tutto, con l’aumento della produzione industriale di beni come i pannelli fotovoltaici, le batterie al litio e i veicoli elettrici. Se è vero che queste aree non sono così ricche di litio come lo sono di petrolio, è anche vero che in gran parte dipendono da importazioni di prodotti finiti assemblati in paesi importatori a loro volta. C’è spazio, dunque, per pensare a un programma di incentivazione degli investimenti per portare più imprese a produrre direttamente nei paesi arabi.
Un’altra cosa di cui si è parlato molto è la diversificazione delle fonti di energia. Durante il Forum si è parlato molto dei trend emergenti nel mondo delle rinnovabili, tra cui quello dell’idrogeno verde. Le nazioni arabe non vogliono farsi trovare impreparate di fronte al cambiamento del mercato dell’energia, anche considerando che dopo l’invasione dell’Ucraina tante nazioni hanno moltiplicato i loro sforzi per accelerare il passaggio alla produzione di fonti non inquinanti di energia e combustibili. I paesi che stanno partecipando al Forum hanno deciso di cominciare a favorire questo tipo di settore a partire dalle Università, favorendo corsi specializzanti per il mondo dell’energia rinnovabile.
Accelera la transizione ecologica in Medio Oriente
Secondo un report pubblicato all’inizio di settembre dal Global Energy Monitor, le nazioni medio-orientali hanno aggiunto 292 GW di capacità potenziale proveniente da fonti rinnovabili nel corso del 2022. Significa che questa quantità di energia non è già disponibile, ma è la somma della capacità di tutti i progetti approvati e finanziati durante lo scorso anno. Ci vorrà tempo prima che tutti questi progetti diventino operativi a piena capacità, ma quando lo saranno rappresenteranno una crescita del 400+% rispetto alla capacità installata a fine 2022.
Sempre secondo lo stesso report, questa quantità di energia sarebbe sufficiente a coprire l’intero fabbisogno energetico di Arabia Saudita, Egitto e Qatar messi insieme. Dati estremamente incoraggianti per la rivoluzione ecologica in questa parte del mondo, dove la crescita del comparto dell’energia rinnovabile è tra le più alte in assoluto. Colossi del petrolio, ma che reinvestono sempre di più i loro profitti nella direzione della sostenibilità.