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Il CEO di JP Morgan non ha dubbi sull’economia americana: “boom incredibile”, dice Jamie Dimon
Jamie Dimon, il CEO di JP Morgan, è universalmente considerata una delle voci più importanti di Wall Street. Una di quelle voci che, quando parla, lascia tutto il mercato ad ascoltare. Recentemente intervenuto a un evento dell’Economic Club of New York, Dimon ha ribadito diverse volte nel suo discorso come l’economia americana sia nel mezzo di un boom “incredibile”. Anche senza che intervenga il CEO di JP Morgan, i numeri parlano da soli: l’attività dei consumatori continua ad aumentare, i salari rimangono fortemente in rialzo, le imprese stanno investendo molto anche a discapito dei tassi d’interesse in rialzo e di recente gli analisti hanno aumentato le stile relative al PIL per il 2024. Certamente c’è il contraltare del tasso d’inflazione, che non sta scendendo come la Fed avrebbe voluto, ma sulla crescita è davvero difficile obiettare.
Attualmente i tassi d’interesse effettivi della Fed sono al 5,33%, un livello che non veniva toccato da prima della crisi del 2008. Diverse grandi banche si aspettavano che i tassi d’interesse elevati avrebbero frenato la crescita negli Stati Uniti, alcune addirittura prevedendo l’arrivo di una recessione. Non soltanto questi timori non si sono verificati, ma l’economia ha continuato a crescere più velocemente di prima. La fiducia di Jamie Dimon è tale che, secondo le sue ultime dichiarazioni, persino se l’economia americana dovesse andare in recessione ci sarebbero comunque tutti i presupposti per uscirne velocemente: i consumatori sono in una situazione solida e la Fed avrebbe ampio spazio per tagliare i tassi se volesse farlo.
Paura di un ritorno agli anni ’70
Non tutte le dichiarazioni di Jamie Dimon sono state estremamente incoraggianti per gli investitori. In particolare, rispondendo a una domanda arrivata dalla direttrice del Museo di Arte Moderna di New York, sono emersi alcuni dubbi concreti sulle prospettive a medio termine. La domanda riguardava la possibilità che l’economia statunitense possa essere indirizzata verso gli stessi problemi avuti negli anni ’70. Nello specifico, gli Stati Uniti in quegli anni avevano visto la spesa pubblica aumentare significativamente per sostenere dei programmi sociali non produttivi da un punto di vista economico; in risposta a questa grande quantità di denaro entrata nell’economia, l’inflazione ha avuto un’impennata e in alcuni anni ha persino superato il 10%.
Jamie Dimon ha risposto che l’economia statunitense si trova più vicina a questa situazione di quanto non lo sia mai stata negli ultimi vent’anni, esprimendo preoccupazione soprattutto per i livelli di aumento del debito pubblico. Molti analisti ritengono addirittura che l’economia americana, in questo momento, stia crescendo a un ritmo così elevato proprio grazie al fatto che l’amministrazione Biden ha aumentato considerevolmente la spesa pubblica. Programmi come il CHIPS Act e l’Inflation Reduction Act hanno messo centinaia di miliardi di dollari federali a disposizione delle imprese; anche se questo può ricordare gli anni ’70, però, come ricorda Jamie Dimon questa spesa è indirizzata verso degli investimenti e non verso dei programmi sociali.
Il CEO parla di regolamentazione ed elezioni
Gli ultimi punti dell’intervento di Jamie Dimon sono stati indirizzati alla questione della regolamentazione delle banche e sulle prossime elezioni. Parlando di regolamentazione, attualmente il tema caldo nel mondo bancario è l’aumento dei requisiti di capitale. La Fed vorrebbe chiedere alle banche di mantenere più fondi sotto forma di liquidità o investimenti privi di rischio, in modo tale da evitare situazioni come quella di Silicon Valley Bank lo scorso anno. Il CEO di JP Morgan si è detto fortemente contrario a questa ipotesi, che rischierebbe di rendere ancora più difficile prendere in prestito capitale per le piccole e medie imprese. Da ultimo, parlando di elezioni, non ha voluto sbilanciarsi: ha semplicemente espresso il desiderio di vedere più membri del governo provenire da carriere pratiche sul campo, invece che politici di professione. Si augura anche che chiunque vinca le elezioni presidenziali decida di invitare membri del partito opposto all’interno del proprio gabinetto di governo.