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Il dollaro USA bullo sui mercati: preoccupazioni in Asia crescono e finiscono al G7. Mercati attendono intervento?

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Il mercato Forex continua a essere agitato da questioni che si porta dietro da qualche settimana e che – nonostante roboanti proclami – difficilmente troveranno una soluzione nel breve periodo. Al centro c’è la forza straordinaria forza del dollaro USA, che è frutto delle attese divergenze con le politiche monetarie europee e più in generale dei dati macro che rimanderanno di nuovo gli eventuali tagli ai tassi di interesse negli Stati Uniti. La situazione è grave, e comincia anche a farsi seria, così da sollevare preoccupazioni non solo tra gli operatori di mercato, ma anche tra i massimi vertici monetari dei paesi economicamente più rilevanti del continente asiatico.

Abbiamo già avuto scarichi a mercato di valuta pregiata a tutela della divisa nazionale in Indonesia, nonché il tour di minacce di intervento a mercato di Bank of Japan. Con la situazione che però non accenna a migliorare, c’è stata la prevedibile escalation, con la questione che è arrivata fino al G7 e che promette tuoni e fulmini a tutela di quella che ai piani alti chiamano stabilità dei cambi, ma che tra gli operatori di mercato non può che chiamarsi… paura del dollaro.

La crisi delle valute asiatiche continua

Il dollaro continua a fare paura, soprattutto in Asia

Il dollaro USA, che è in crescita del 4% medio da inizio anno, continua a fare paura. Il tema dovremmo ormai conoscerlo tutti: l’allontanamento del cosiddetto pivot, ovvero l’inversione di politica monetaria che porterà ai tagli, continua a allontanarsi, complici dati sull’inflazione tutto fuorché incoraggianti. Una situazione che è fortemente divergente da quanto sta avvenendo in Europa e da quanto sta avvenendo anche in Asia, cosa che complica il problema anche in termini di aspettative future. Nel complesso dunque una situazione che preoccupa, molto, chi ha meno spazio di manovra di Washington e ormai deve fare i conti da settimane con una forza del dollaro che non accenna a diminuire.

Nel corso degli scorsi giorni abbiamo dato ampio spazio alla questione yen, con la divisa nazionale di Tokyo che è ormai stabile sopra i 154 contro il dollaro USA, molto più in alto di quella che era ritenuta all’unanimità la soglia di intervento, fissata a 152 da analisti, market maker e anche dalle autorità monetarie giapponesi.

Una situazione che sta avendo un’escalation sia interna ai singoli paesi, sia in termini di supposta risposta collettiva, con la questione che sarà ancora oggetto di discussione al G7. Si uscirà con ogni probabilità con un rafforzamento dell’intenzione di mantenere il mercato dei cambi stabile.

Attesi interventi, ma quando?

Salvare il mondo, o salvare i singoli paesi?

La narrativa predominante, che le massime autorità monetarie vorrebbero utilizzare per giustificare interventi, è quella del benessere collettivo del sistema finanza internazionale. I cambi con ampia volatilità sarebbero deleteri per tutti e sarebbe dunque consigliabile, se non addirittura necessario, mettervi riparo con tutte le armi disponibili. Un intendimento che farebbe le fortune delle diverse autorità monetarie che si trovano a combattere contro un dollaro forte come non mai.

Dall’altro lato però esiste uno zoccolo duro di pro-mercato, che credono nella capacità del mercato di spingere i cambi verso i loro tassi naturali, cosa che sarebbe benefica a 360°, all’interno di un processo che non dovrebbe essere ostacolato.

Il fatto che gli interventi siano stati spot nel migliore dei casi e assenti nel peggiore lascia però intendere che lo zoccolo duro ci cui sopra non sia poi così ridotto per dimensioni e forza. Vedremo cosa ne verrà fuori dal G7 e dale prossime riunione delle autorità monetarie. Sempre ricordandoci come finì a storiela di Pierino che gridava *a al lupo, finendo poi per non farsi credere più.

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