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Il mercato del petrolio freme in attesa della riunione dell’OPEC: possibili altri tagli alla produzione
Il mercato del petrolio rimane in una posizione di attesa, ma un’attesa molto nervosa: imprese e analisti aspettano il meeting dell’OPEC previsto per il 2 giugno, che oggi ha visto l’invito esteso ai ministri dell’energia dell’organizzazione OPEC+. La grande differenza è soprattutto la partecipazione della Russia, che in questo momento rimane una delle variabili critiche per determinare quale sarà la traiettoria futura dei paesi esportatori di petrolio. Con il prezzo del barile che continua a rimanere intorno a 80$ per barile, in questo momento molti analisti sono già pronti a scommettere sul fatto che i paesi OPEC+ siano pronti a tagliare la produzione oltre ai livelli attuali già particolarmente bassi.
Nel frattempo, la produzione statunitense rimane essenzialmente invariata: ci si aspetta che la spesa in conto capitale per espandere l’estrazione petrolifera rimanga sui livelli di inizio anno per tutto il corso del 2024. Anche gli altri due paesi esportatori non-OPEC, cioè Canada e Brasile, in questo momento continuano a non aumentare né abbassare i livelli di produzione. Forse i paesi non-OPEC si stanno preparando a un’eventuale reazione, cercando di andare in direzione opposta a quelli del cartello per provare a massimizzare i profitti in questo momento di forte incertezza.
Grande attesa per le decisioni dell’OPEC
Lo scorso anno, il cartello OPEC ha iniziato a tagliare i livelli di produzione nella speranza di rilanciare il prezzo del barile verso i 90-100$ al barile. Il tentativo di sostenere i prezzi non ha funzionato molto bene, proprio perché i paesi esportatori che non fanno parte dell’organizzazione hanno rapidamente portato i livelli estrattivi vicino al 100% della capacità degli impianti. Ora il margine per incrementare ulteriormente la produzione è molto contenuto, per cui nel caso in cui l’OPEC dovesse tagliare i livelli di produzione ancora di più sarebbe difficile evitare un rally rialzista dei prezzi.
Attualmente la previsione comune di Wall Street è che il cartello decida di mantenere invariati i livelli estrattivi. Questa volta i tagli potrebbero essere prolungati addirittura fino al 2025. La previsione però potrebbe cambiare prima del meeting, dal momento che le carte in tavola sono cambiate: all’ultimo momento, l’Arabia Saudita ha deciso di ospitare la riunione a Riyadh anziché organizzare la riunione online. Il cambiamento più importante è quello che riguarda l’estensione dell’invito alla Russia, che in questo momento ha tutto l’interesse a mantenere i prezzi del petrolio più in alto possibile per provare a danneggiare economicamente l’Europa e massimizzare i profitti delle esportazioni.
Confermate decisioni per il 2025
Le fonti ufficiali dell’OPEC+, in questo momento, hanno confermato solo una cosa: che durante il meeting di domenica verranno prese delle decisioni che avranno degli effetti anche sul 2025. L’altro grande tema riguarda la possibilità di tagli volontari alla produzione solo da parte di Russia e Arabia Saudita, esattamente come avvenuto a dicembre scorso, per evitare di dover mettere d’accordo tutti i membri del cartello. In questo momento l’effetto dei tagli voluti dagli esportatori valgono 5,8 milioni di barili al giorno, cioè il 5,7% della domanda mondiale di greggio. Senza questi tagli, il prezzo del barile rimarrebbe probabilmente intorno ai 60-65$ in questo momento. Non è un’esagerazione dire che le decisioni che verranno prese domenica varranno decine di miliardi di dollari.