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L’OPEC mantiene i tagli. Equinor: petrolio a 100$ a breve

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La riunione del cartello OPEC+, che include anche la Russia, era l’evento più atteso della settimana per quanto riguarda le commodities energetiche. Già nei giorni scorsi si era parlato molto della riunione, con le scorte di petrolio americane che viaggiano abbondantemente sui minimi del 2023. La decisione ha confermato le previsioni degli analisti: i livelli di produzione rimarranno invariati fino alla fine di quest’anno, anche se formalmente il comunicato che accompagna la decisione dice che il cartello rimarrà attento a monitorare la situazione. Mentre il prezzo del barile continua a testare la soglia dei 90$, ci sono già importanti esponenti del mercato che vedono il prezzo salire oltre i 100$ nel corso dei prossimi mesi.

Una voce particolarmente importante a pensarla in questo modo è quella di Eirik Waerness, capo economista di Equinor. Il colosso dell’estrazione petrolifera norvegese, che fornisce gran parte del petrolio prodotto in Europa, è uno dei più importanti produttori non-OPEC al mondo. Waerness dice che ritiene assolutamente probabile un prezzo del barile vicino e oltre i 100$, già nel breve termine. Il tutto mentre negli Stati Uniti si continua a osservare un calo delle scorte, con le raffinerie impegnate nel loro rush finale di produzione prima della manutenzione di fine anno.

presentazione della notizia su ultime decisioni dell'opec

L’OPEC+ mantiene tutto come prima

La decisione del cartello OPEC+ è stata quella di mantenere gli stessi livelli di produzione stabiliti a giugno, inclusi i tagli volontari alla produzione da parte di alcuni paesi. Nello specifico, la Russia continuerà a produrre 300.000 barili in meno al giorno rispetto alla quota stabilita dal cartello; l’Arabia Saudita manterrà la parte del leone, con il suo taglio alla produzione da addirittura 1 milione di barili al giorno. Questo significa che, almeno fino a fine anno, i livelli di consumo di petrolio saranno più alti rispetto all’offerta e i prezzi continueranno a rimanere elevati.

L’effetto della decisione di oggi sui prezzi del petrolio non è stato estremamente significativo, soprattutto per via delle previsioni degli analisti. Wall Street si attendeva già, in gran parte, che l’OPEC avrebbe mantenuto i livelli di produzione stabili dopo questa riunione di politica monetaria. Soltanto una parte degli analisti aveva previsto un parziale calo dei tagli alla produzione saudita, sulla scia del rally del petrolio durante le settimane scorse. Ora, però, arriva la conferma che non si discuterà la questione almeno fino a fine anno: il Ministro dell’Energia saudita, Abdulaziz bin Salman, ha apertamente dichiarato che vede i tagli come necessari per “stabilizzare il mercato”.

foto di macchinari che estraggono petrolio

Equinor: prezzi in tripla cifra a breve

La previsione di Equinor arriva in un momento particolare, in cui il prezzo del petrolio Brent è già arrivato a sfiorare i 100$. Il WTI continua a venire scambiato a un prezzo leggermente più basso, ma il picco del 2023 è stato superiore a 95$. Di fatto, dunque, parlare di un prezzo in tripla cifra per il barile non sembra una prospettiva così lontana. Piuttosto si discute di quando questo possa accadere, e di quali potrebbero essere le variabili in grado di spingere il petrolio verso una quotazione del genere. Gli analisti continuano a indicare la ripresa cinese come l’incognita più rilevante in grado di influenzare la domanda di petrolio sui mercati mondiali.

Equinor condivide una previsione simile a quella della EIA, che vede la domanda di petrolio raggiungere il suo picco tra il 2029 e il 2030. Nel frattempo, però, il colosso norvegese fa notare che nessuno è realmente intenzionato a investire su nuovi pozzi e progetti di estrazione. Troppi investimenti necessari per un mercato che tenderà a restringersi in ogni caso: gli investimenti ci sono ancora, ma sono una frazione di quelli di qualche anno fa. Con la transizione energetica che avanza, il mondo è sempre più stretto tra una domanda crescente di petrolio e investimenti in calo da parte dei produttori.

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