Nelle ultime settimane, il rally del petrolio ha attirato gli occhi di tutto il mercato delle materie prime. Si tratta di un trend nato dalla scelta dell’OPEC+ di prolungare i tagli alla produzione fino a fine anno, ma poi alimentato da una serie di notizie che hanno continuato a spingere i prezzi a rialzo. Prima il blocco dell’export di prodotti raffinati russi, rivolto a calmierare i prezzi nazionali della benzina e del gasolio; ora arriva anche un nuovo report dell’Energy Information Administration (EIA), la principale fonte di informazioni e dati sul settore energetico negli Stati Uniti. Nell’ultimo rapporto sulle scorte, si legge che queste hanno toccato il loro nuovo minimo del 2023. Un’altra informazione che aggiunge pressione a un mercato dove i compratori sono già in forte concorrenza tra di loro.
Le notizie hanno alimentato ulteriormente il rally del WTI, il petrolio americano che fa da sottostante ai contratti del NYMEX. Il prezzo è aumentato del 3.9% in un giorno per i futures con consegna a novembre, arrivando a toccare 93.94$. I prezzi del Brent, quotato invece a Londra, sono aumentati del 3% arrivando a 96.84$. Notizie particolarmente spiacevoli per le nazioni europee, che si ritrovano a importare da una fitta rete di fornitori internazionali: questo significa anche dover pagare il trasporto, oltre che risentire della debolezza dell’euro nel Forex in questo momento.
Il nuovo report dell’EIA sorprende i mercati
Solo nella scorsa settimana, riporta l’EIA, le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono calate per 2.2 milioni di barili. Un numero molto alto, che spinge le scorte rimanenti al punto più basso dal 4 dicembre 2022. Aumentano invece le scorte di prodotti distillati, con 1 milione di barili in più di benzina e altri 400.000 barili di altri prodotti distillati. Sia il WTI che il Brent, nella giornata di mercoledì, hanno nuovamente toccato i loro massimi per il 2023. Il calo delle scorte è stato nettamente più alto di quello previsto dagli analisti, che invece si aspettavano una riduzione di 320.000 barili.
La notizia è significativa soprattutto perché, in questo momento, gli Stati Uniti sono l’unico fornitore a livello internazionale che può dare realmente stabilità al mercato. Il cartello OPEC continua a lasciare sul mercato meno barili possibili, e i produttori extra-OPEC stanno soffrendo rallentamenti dovuti alla ciclica manutenzione degli impianti di estrazione e delle raffinerie. Sembra che in questo momento non ci sia nulla che possa fermare l’avanzata del greggio, con scorte che continuano a essere scarse e domanda che si muove verso i suoi massimi storici.
Il caso del mercato di Cushing
Le scorte di greggio sono particolarmente calate sul mercato di Cushing in Oklahoma. Si tratta di una piazza dove, nelle ultime settimane, una singola società ha acquistato grandi scorte al punto da influenzare, secondo Bloomberg, i prezzi di tutto il greggio negoziato presso questo grande centro di scambio di petrolio negli Stati Uniti. Qui le scorte si trovano al loro minimo da 14 mesi, in un momento in cui la gran parte delle raffinerie della zona sono vicine alla loro manutenzione annuale. Attualmente ci sono meno di 20 milioni di barili conservati a Cushing, contro le 98 milioni di barili di capacità nominale degli impianti.
La speranza è che, con l’arrivo della manutenzione annuale delle raffinerie, le scorte comincino ad aumentare nuovamente. Ma questo è un sistema di vasi comunicanti, che farebbe semplicemente aumentare dall’altra parte i prezzi delle scorte di prodotti raffinati. Nel frattempo, si guarda anche a una nuova concessione per il trivellamento di un’area al largo della costa del Golfo degli Stati Uniti. Di recente, il presidente Biden ha deciso di sospendere i processi per l’aggiudicazione degli appalti con l’obiettivo di lanciare una gara più grande entro novembre.