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In Cina calano ancora le esportazioni. Pechino si preoccupa e mette in guardia l’UE sul protezionismo

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Questa mattina sono stati pubblicati i dati cinesi sull’andamento delle importazioni, delle esportazioni e della bilancia commerciale nel mese di marzo. I dati rivelano ancora una vota un rallentamento dell’attività economica in Cina, con i numeri che sono stati ben al di sotto delle attese degli analisti. Si guarda in particolare con preoccupazione al dato sull’export, che segna un calo del 7,5% a marzo 2024 rispetto a marzo 2023. Anche le importazioni sono diminuite e il saldo della bilancia commerciale è significativamente inferiore a quello previsto. Sulla scia di tutti questi dati, il Ministro del Commercio cinese si trova in Europa per un tour di promozione delle aziende cinesi.

La situazione dell’economia cinese è stata difficile per ormai oltre due anni, faticando a uscire dalla crisi del mercato immobiliare e al tempo stesso avendo problemi a mettere a segno i target di crescita previsti dagli analisti internazionali. Uno dei grandi cambiamenti di questi anni è stata la politica sempre più protezionista da parte degli Stati Uniti, con l’amministrazione Biden che ha fatto di tutto per promuovere il Made in the USA e mettere un freno alle importazioni dalla Cina. La crescita cinese è stata per decenni trainata dalle esportazioni a basso costo verso i paesi Occidentali, ma ora questi rispondono con crescenti restrizioni al commercio: dazi, limiti alle importazioni e in molti casi anche sanzioni su aziende specifiche.

Le esportazioni rappresentano circa il 19% del PIL cinese

Dati peggiori delle attese sull’export

Le esportazioni cinesi sono calate del 7,5% su base annuale a marzo: nelle ultime 10 rilevazioni di questo dato, ben 7 hanno visto un calo rispetto all’anno precedente. Considerando che ancora oggi l’economia cinese è estremamente dipendente dalle esportazioni per la sua crescita, il problema è piuttosto grave per Pechino. Gli analisti si aspettavano di vedere un -3,0%, per cui il dato effettivo è stato molto peggiore delle attese. Se c’è chi aveva trovato dell’ottimismo dopo l’incremento annuo del 7,1% a febbraio, ora si può notare come invece la situazione sia ancora molto difficile e la traiettoria di ripresa tutt’altro che evidente.

Sono diminuite anche le importazioni, in calo del 1,9% su base annua; in questo caso gli analisti si aspettavano addirittura un aumento del 1,2%. La Cina importa soprattutto materie prime da trasformare in beni industriali, per cui un calo delle importazioni implica in prospettiva futura anche un calo dell’output delle aziende cinesi. Aziende che tra l’altro stanno già affrontando un periodo di forte sovracapacità produttiva, al punto che Ursula von der Leyen e Janet Yellen pochi giorni fa sono intervenute sul tema. Da ultimo peggiora anche il saldo della bilancia commerciale: positivo per $58,5 miliardi, ben al di sotto delle attese di $70 miliardi e dei $125 miliardi del mese scorso.

Attualmente le imprese cinesi producono solo il 70-75% della capacità dei loro impianti

Il Ministro vola in Europa per difendere le aziende cinesi

In una Cina sempre più preoccupata dal protezionismo occidentale, il Ministro del Commercio è volato in Italia e passerà poi per tutta Europa nel tentativo di difendere la produzione nazionale. Wang Wentao sta cercando di convincere i paesi europei a non introdurre dazi o sanzioni sui principali prodotti su cui la Cina sta puntando per far ripartire l’industria manifatturiera nazionale: veicoli elettrici, pale eoliche e pannelli fotovoltaici.

Recentemente l’UE ha aperto due investigazioni, una sui pannelli solari e una sulle turbine eoliche, per arginare le importazioni dalla Cina. L’accusa di Bruxelles è di concorrenza sleale: ci sarebbero prove concrete, secondo i portavoce dell’UE, del fatto che la Cina starebbe cercando di manipolare il mercato attraverso dei sussidi pubblici ai produttori locali. Questi sarebbero poi in grado di esportare i loro prodotti in Europa a un prezzo molto più basso di tutte le concorrenti, proprio grazie agli incentivi ricevuti da Pechino. Difficile però che le richieste di Wentao vengano accolte, in un momento in cui l’UE sembra molto intenzionata a seguire le orme statunitensi per riportare la produzione di prodotti considerati “strategici” dentro i confini europei.

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