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In Sud Africa si apre la 15esima riunione dei BRICS

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La 15ª riunione ufficiale dei paesi BRICS si è aperta in un clima di tensione internazionale esacerbato dall’invasione russa dell’Ucrania. Alla cumbre hanno partecipato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, il presidente cinese Xi Jinping, e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Anche il primo ministro indiano Narendra Modi e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov erano presenti. Il presidente russo Vladimir Putin ha partecipato via videoconferenza a causa del mandato d’arresto emesso nei suoi confronti dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Martedì è stata la prima giornata di questo evento che andrà avanti nel corso della settimana.

Il clima è stato surriscaldato da una manifestazione anti-russa nei pressi del luogo del summit. Nonostante la situazione, i leader dei BRICS hanno espresso la loro aspirazione comune per un mondo più equilibrato e inclusivo, sia politicamente che economicamente. In particolare, Ramaphosa e Xi Jinping hanno sottolineato i legami profondi tra Sud Africa e Cina, definendosi “veri amici” e sottolineando la necessità di lavorare insieme per una maggior coesione dei paesi BRICS. Dopo il meeting tra i due si è tenuto il summit che ha riunito tutti i paesi BRICS, ma Xi Jinping ha deciso di non partecipare a questo evento. I suoi punti sono stati portati avanti da Wang Wentao, Ministro del Commercio cinese.

I BRICS sono diventati un tema geopolitico molto importante, con la volontà di sempre più nazioni di entrare a farne parte

Si parla di cooperazione economica e crescita

Con la Cina che fatica a riprendersi economicamente dopo la pandemia, e la Russia messa all’angolo dalle sanzioni internazionali, i paesi BRICS hanno molto da chiarire riguardo alla politica economica. Un punto importante che è stato fatto durante la prima giornata di conversazioni è quello dell’aumento del commercio fatto usando le valute nazionali tra i paesi BRICS, invece di utilizzare il dollaro americano come avveniva in passato. I paesi BRICS vogliono aumentare il peso delle loro valute sullo scacchiere internazionale, in modo da diminuire l’influenza che gli Stati Uniti possono esercitare grazie al potere di limitare la circolazione di dollari in nazioni terze.

Sembra, però, che ci siano crescenti sfide interne legate alla cooperazione. In particolare le due grandi potenze asiatiche, Cina e India, non vedono nello stesso modo il futuro del blocco. Xi Jinping vorrebbe insistere su un sistema centrato sulla Cina, e in particolare sullo yuan cinese; l’India si rifiuta di concedere alla Cina questa supremazia de facto all’interno del gruppo.

Allo stesso tempo, intervenendo con un discorso pre-registrato, Putin parla apertamente di “processo irreversible di de-dollarizzazione”. Invece il presidente brasiliano Lula si mantiene più cauto, dicendo che i BRICS non vogliono porsi come alternativa al G7 o al G20. Lula ha anche espresso il suo desiderio di far entrare l’Argentina nel blocco dei BRICS, mentre il Sud Africa vorrebbe spostare l’attenzione sulle nazioni africane che hanno fatto domanda. Le divisioni interne iniziano a emergere come problema per la cooperazione su temi sensibili.

Al momento sono Emirati Arabi, Bangladesh, Egitto e Uruguay le nazioni che si sono unite alla “banca dei BRICS” oltre ai paesi fondatori originali

Cina e India in disaccordo sull’espansione dei BRICS

La riunione si è aperta con la questione dell’espansione dei BRICS, un blocco che attualmente il 40% della popolazione e il 23% del PIL mondiale. Numerosi paesi, tra cui Argentina, Iran e Arabia Saudita, hanno espresso il desiderio di unirsi al blocco. La questione è però complicata dalle divergenze interne, soprattutto tra Cina e India. Le due potenze hanno visioni diverse su quali paesi dovrebbero essere ammessi e in quali condizioni. Sembra che la Cina sia orientata verso l’espansione più rapida possibile del blocco, in modo da fare massa critica e presentare un blocco unito più grande come alternativa al sistema occidentale che ruota intorno agli USA. L’India, al contrario, sembra essere più selettiva.

Al momento sono oltre 40 i paesi che hanno espresso il loro desiderio di unirsi al blocco, soprattutto tra quelli che presentano una visione geopolitica non allineata con quella degli Stati Uniti. Addirittura alcuni economisti si attendevano discussioni su una possibile moneta unica dei BRICS durante questo evento.

L’espansione del blocco è ulteriormente complicata dal processo decisionale interno, che richiede consenso tra tutti i membri. Secondo gli esperti, la rivalità tra Cina e India potrebbe rappresentare il più grande ostacolo alla coesione del blocco nel lungo periodo. In questo contesto, anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha presentato il suo intervento in cui ha sottolineato l’importanza geopolitica che i BRICS stanno assumendo nel nuovo ordine mondiale. Il gruppo si trova ora a un bivio, cercando di bilanciare le ambizioni di espansione con le sfide della coesione interna e delle tensioni geopolitiche. Jannie Rossouw, professore dell’Università di Johannesburg, ha confermato le divergenze interne ma non ha voluto fornire dettagli sulle diverse visioni di Cina e India.

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