News
Inflazione UE rafforza outlook dollaro contro euro
Anche l’inflazione dell’area euro nel suo complesso mostra segni di cedimento – buona notizia per la BCE che si somma a quelle che erano arrivate prima da Spagna, Germania e Francia. Una situazione inaspettata – e migliore delle aspettative formulate degli analisti – che nel complesso offre alla BCE una sponda utile per un’altra eventuale pausa durante la prossima riunione che dovrà decidere dei tassi. L’Euro, a fronte di dati economici USA di senso contrario, cede terreno.
Cessione che in termini di Forex può essere spiegata con il differenziale tra i tassi atteso: se a Washington è ancora sul tavolo l’opzione di un ulteriore rialzo dei tassi di 25 punti base, a Francoforte è invece sempre più lontano. Da manuale, tassi più alti negli USA contribuiranno a un ulteriore rafforzamento del dollaro – che gli analisti in realtà hanno previsto da tempo. La soglia critica per l’Euro sembra essere quella di 1,05 contro il dollaro – rotta la quale si potrebbero aprire dei nuovi scenari.
L’inflazione offre aiuto alla BCE (e non all’euro)
I più recenti dati sull’inflazione europea sono stati migliori delle aspettative. Si era partiti con i dati della Spagna in rialzo, ritenuti a buon diritto poco influenti per una valutazione dell’intera area euro. Sono poi arrivati quelli di Francia e Germania che hanno anticipato i dati dell’intera Unione: mai rialzi così contenuti negli ultimi due anni, segno che la cura da cavallo della BCE sta funzionando, anche se in proporzioni ridotte rispetto a quella di Federal Reserve.
Questo mentre ci si aspetta che i tassi raggiunti dalla BCE abbiano ancora effetti da produrre – sia in termini di inflazione, sia potenzialmente in termini di compressione dell’attività economica. La BCE potrebbe dunque – durante la riunione programmata per il 26 ottobre – giocare d’attesa.
Una prima avvertenza: avremo nuovi dati prima del prossimo incontro
I dati arrivati durante questa settimana non devono essere considerati come definitivi. Si tratta di informazioni parziali alle quali si aggiungeranno ulteriori dati da qui a un mese. Dati che saranno fondamentali per una BCE che – come l’omologa di Washington – naviga in realtà a vista e non può sbilanciarsi troppo sulle prossime decisioni.
Secondo i bene informati, il fronte dei falchi sarebbe pronto a sfaldarsi sotto le pressioni politiche che questa volta potrebbero arrivare anche dalla Germania, che deve far fronte alla più grande crisi della sua economia da 20 anni a questa parte. Crisi che potrebbe trovare almeno parziale sollievo in politiche meno aggressive da parte della BCE.
Uno stimolo per il dollaro
Il quadro intorno al dollaro continua a essere fortemente bullish, sia nei confronti dell’euro, sia nei confronti delle altre valute rilevanti per i mercati internazionali. Fed – con un mercato del lavoro ancora forte e un’economia che ha ancora spazio prima di finire in territorio recessivo – ha maggiore spazio di manovra. Con questi elementi gli analisti tendono, correttamente, a ritenere la posizione del dollaro di assoluta forza, perché maggiore è lo spazio di manovra di Federal Reserve nel rialzare, eventualmente, di 25 punti base.
Lo stesso che è stato detto per l’area euro vale oggi per Londra, dove le titubanze su ulteriori politiche restrittive sono ancora maggiori – per Pechino e per Tokyo – impegnate queste ultime due in manovre a tutela del valore delle proprie divise nazionali. Di elementi per pensare a un inversione del trend per il dollaro ce ne sono, al momento, pochi.
E con queste basi anche i grandi investitori e gli operatori a leva continuano a essere long su USD senza soluzione di continuità. Unica possibile inversione, tra tre settimane, la avremo con i dati sull’inflazione di Washington, dati che però dovrebbero essere per placare ogni spinta rialzista di Fed, particolarmente positivi.