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Intel cede partecipazioni in Arm. Continua il piano per recuperare il -59% da inizio anno

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La grande riorganizzazione all’interno di Intel, dopo i pessimi dati trimestrali interessa anche le partecipazioni del gruppo in diretti concorrenti, almeno per architettura. Secondo quanto è stato riportato da Reuters, il gruppo avrebbe venduto 1,18 milioni di azioni in Arm Holdings, il produttore degli omonimi chip che sono almeno in parte fonte dei guai che Intel sta attraversando. La vendita ha contribuito alla raccolta di circa 146 milioni di dollari, con le vendite che sono avvenute nel corso del precedente trimestre, ovvero tra aprile e giugno.

Tutto questo all’interno di un momento critico per quella che era la principale azienda di produzione di chip al mondo fino a qualche anno fa e che ha annunciato anche un ambizioso piano di tagli per almeno il 15% della forza lavoro. Il gruppo continua a soffrire la concorrenza di Nvidia in un mercato che si è orientato principalmente verso le GPU, più performanti per i calcoli necessari per l’intelligenza artificiale, comparto nel quale Intel stessa è rimasta stoicamente indietro.

Un tentativo, disperato, di recupero

Dietro le ultime mosse di Intel c’è il tentativo anche di raccogliere capitale da spendere in nuovi investimenti per spingere il gruppo nei nuovi settori che contano all’interno del comparto. Il ritardo rispetto a produttori come TSMC è importante e servirà un lungo periodo di lacrime e sangue per cercare di colmare almeno in parte il gap di cui sopra, un gap che però, per essere colmato, avrà bisogno di investimenti corposi e probabilmente di lunghi periodi con assenza totale di profitti.

Non esattamente il menù al quale sono abituati gli investitori storici di Intel, con le stock del gruppo che da inizio anno hanno lasciato sul terreno capitalizzazione per oltre il 50%.

Una situazione di difficile soluzione che ha comportato anche l’uscita dall’investimento, cospicuo ma non troppo, da Arm Holdings, società che produce chip che stanno sbaragliando la concorrenza sia nel personal computing sia invece nei dispositivi mobili.

Una vendita comunque in linea con quelle che sono le necessità di ristrutturazione per il gruppo Intel, alla ricerca di una nuova strada per tornare al centro dell’attenzione in un mondo, quello dei chip, che è tra i più interessanti per gli investitori di tutto il mondo.

Guadagni sì, ma non per tutti

L’ultimo anno di Intel testimonia come gli avanzamenti tecnologici dirompenti che poi finiscono per produrre importanti effetti di borsa non coinvolgono tutte le aziende leader del settore. Il ritardo accumulato negli anni da Intel per i settori più d’avanguardia ha finito per presentare il conto nel corso dell’ultimo anno in modo importante.

Il contesto, anche sul fronte del personal computing, ha presentato il conto anche in termine di clientela di prima fascia. Apple ha da tempo abbandonato i prodotti di Intel, preferendogli processori ARM sviluppati in proprio che ora animano la potenza di calcolo non solo di iPhone e iPad, ma anche dei popolari Macbook e computer desktop. Una scelta che è stata la prima grande avvisaglia dei problemi tecnologici di Intel, che hanno poi finito per trasformarsi in problemi anche finanziari e poi in borsa.

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