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iRobot affonda: Europa prepara no a acquisizione da parte di Amazon

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Brutte notizie per iRobot, che nel momento in cui si scrive questo approfondimento sta perdendo in premarket oltre il 30%. L’azienda, che forse in molti conosceranno più per il suo prodotto di punta – Roomba – potrebbe avere dei problemi a proseguire nell’acquisizione da parte di Amazon. Si sarebbe messa infatti di traverso la Commissione Europea, che avrebbe comunicato ad Amazon che l’accordo sarà fatto probabilmente saltare. Un accordo che appunto avrebbe dovuto ricevere l’ok da parte degli esecutivi e delle agenzie di diverse giurisdizioni.

Entro il 10 gennaio, secondo quanto viene riportato, Amazon avrebbe dovuto offrire delle alternative al fine di rimuovere le problematiche – all’interno dell’accordo e per le sue conseguenze – individuate appunto dalle massime autorità europee. Alternative e soluzioni che non sono state offerte e che dunque incontreranno la ferma opposizione da parte dell’UE. Tanto basta per far saltare l’accordo, o comunque per rimandarlo fino a quando e se la questione prenderà la via dei tribunali. Nel frattempo però gli investitori scaricano, già in premarket, iRobot, che nel momento in cui scriviamo continua la caduta libera, che dovrà però essere poi confermata dall’avvio delle negoziazioni durante gli orari classici di scambio.

iRobot affonda sotto i colpi dell’UE

Duro colpo per iRobot

iRobot in grande difficoltà. Il produttore della popolare Roomba potrebbe infatti dover rinunciare all’accordo di acquisizione da parte di Amazon, data appunto l’opposizione da parte delle autorità europee. Queste infatti ritengono che un’eventuale acquisizione finirebbe per ridurre la competizione sul mercato e finirebbe anche per rinforzare la posizione già dominante di Amazon per le vendite online. Una posizione che in realtà non è nuova, con Amazon che avrebbe avuto fino al 10 gennaio per correggere il tiro e per placare le ansie delle autorità europee, per un deal che è stato avviato nell’agosto 2022 e che però non è arrivato ancora a termine.

Intanto la Computer and Communications Association, associazione di categoria, si fa sentire, e attacca la decisione, ancora non ufficiale, dell’UE, indicando che l’eventuale divieto di procedere con l’accordo peggiorerà la competizione invece di migliorarla e che lascerà fondamentalmente i consumatori con meno scelte.

Posizione dura dopo che iRobot ha perso, da quando è stata annunciata l’intenzione di Amazon di acquisire la compagnia, circa il 50%, tutto questo mentre l’azienda non naviga esattamente nella migliore delle acque.

L’eventuale conferma della decisione dell’Unione Europea finirà per riaccendere un importante dibattito sul ruolo dell’Antitrust e su quanto questa sia aggressiva in particolar modo in Europa, anche alla luce di quanto ha fatto poco fa Adobe in merito al tentato acquisto di Figma, un accordo da 20 miliardi di dollari finito in nulla proprio per la difficoltà incontrata ad ottenere l’OK da parte delle autorità dell’UE.

I detrattori accuseranno l’UE di essere troppo aggressiva

UE sempre più attiva con le sue agenzie

È certamente l’Europa il continente dove le volontà politiche si incrociano e si scontrano più di frequente con le dinamiche di mercato. I più accesi oppositori delle frequenti intromissioni dell’UE in accordi e altri tipi di affari delle società private continuano infatti a sottolineare la politica ritenuta eccessivamente aggressiva di imposizione di comportamenti o di astensioni alle aziende private, in particolare quando queste non hanno sede all’interno del suo territorio.

Polemiche che però sono di carattere politico, per quanto l’UE abbia recentemente incassato delle importanti sconfitte proprio contro Amazon, anche se per questioni diverse e legate a presunti benefici fiscali ottenuti in Lussemburgo. Questione simile a quella di Apple, accusata di aver ricevuto indebiti benefici fiscali dall’Irlanda, altro paese membro.

Di aggressività ce n’è sicuramente tanta. Che questa faccia bene a mercato e competizione, rimane questione che sarà dibattuta ai piani più alti (e anche a quelli più bassi) dell’economia e della finanza.

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