News
Javier Milei parla come Reagan e promette lacrime e sangue
Javier Milei ha giurato come presidente dell’Argentina e in un relativamente breve discorso di insediamento ha indicato quali saranno le prime scelte del governo e le prime sfide che Buenos Aires dovrà affrontare per il ritorno ad una parvenza di normalità. Le condizioni in cui è stato consegnato il Paese sono le peggiori di sempre, ha affermato Milei, indicando misure lacrime e sangue per contenere l’inflazione e tornare in pareggio di bilancio, per quelli che saranno i primi passi necessari della sua presidenza.
I molti che si aspettavano toni sgargianti in linea con il canovaccio utilizzato da Milei lungo tutta la campagna elettorale sono rimasti delusi. Javier Milei si è mostrato in pubblico per la prima volta da presidente ufficiale dell’Argentina con toni moderati, reaganiani, con solo qualche accenno a liberalismo e libertarismo e alla necessità dell’Argentina di abbandonare politiche a sua detta scellerate e che hanno portato uno dei paesi più ricchi del mondo pericolosamente vicino al Venezuela di Maduro.
Il reaganiano Milei predica lacrime e sangue
Non è stato un discorso accomodante, per quanto lontano dagli eccessi ai quali Javier Milei aveva abituato non solo il suo elettorato, ma anche gli incuriositi commentatori internazionali. Il centro nevralgico del discorso è stato quel no hay plata, non c’è denaro, che è poi la condizione di partenza per la sua presidenza. Il deficit è terribile, le casse della banca centrale e del tesoro sono vuote e sarà necessario partire con scelte molto impopolari.
La prima sarà quella di un aggiustamento fiscale, che però a detta di Milei sarà sopportato per la quasi totalità dal settore pubblico, cercando di limitare al massimo l’impatto sul già parecchio sgangherato settore privato argentino. Sarà però, per stessa ammissione del neo presidente un cammino molto difficile, che sul breve farà registrare una contrazione importante dell’attività economica e che sarà però parimenti necessario per abbandonare le politiche inflative e scellerate che hanno portato l’Argentina vicina alla più grande crisi della sua storia.
Molti i riferimenti, durante il discorso di insediamento, al liberalismo, alla difesa della persona, della libertà e della proprietà, questioni che sono state durante tutta la campagna elettorale il punto di riferimento della proposta del nuovo contratto sociale stipulato con gli argentini.
Un discorso, se vogliamo cercare dei riferimenti nella politica dei paesi economicamente avanzati, che ha ricordato per ampi tratti Ronald Reagan e che certamente sarà piaciuto anche ai più moderati tra i conservatori di stampo politico anglosassone.
Meno Stato, ma più avanti
Sarà per molti difficile coniugare l’aggiustamento fiscale con il libertarismo di cui Milei si è detto più volte sostenitore. Ed è per questo che milei si è soffermato più volte sulla necessità – senza alcuna possibilità di alternativa – di procedere in questo senso.
Per il resto accenni alla situazione sul fronte della sicurezza, con la promessa di un ritorno della guerra al crimine che ormai prolifera in Argentina, all’istruzione, con i pessimi dati PISA fatti registrare dall’Argentina, con tutte le altre questioni di politica interna che sono state toccate soltanto superficialmente.
C’è anche un messaggio per la vecchia classe politica: un Milei mai così ecumenico prima di oggi ha invitato la vecchia guardia a partecipare alla costruzione della Nuova Argentina. Non ci saranno vendette personali, non ci sarà spazio per ambizioni di potere che ostacolino il cammino, durissimo per sua stessa ammissione, che l’Argentina ha davanti.
I mercati fino ad oggi sembrano aver apprezzato il piano di Milei. Oggi, alla riapertura dei mercati a Buenos Aires, sapremo se chi deve puntare sull’Argentina si è lasciato convincere da un discorso, lo ripetiamo, breve ma piuttosto denso di significati. Un discorso che seppur moderato, si è chiuso con quello che è stato il cavallo di battaglia di Milei per tutta la campagna elettorale: viva la libertad carajo, nella ferma convinzione, ripetuta più volte durante il discorso, che l’unico modo per l’Argentina per uscire dalla crisi sarà l’abbraccio degli ideali di libertà, anche economica.