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Jerome Powell e Janet Yellen parlano poco. Bond USA fermi, mentre in Giappone montano pressioni per…
Nulla di fatto. Le dichiarazioni di Jerome Powell davanti al Congresso non hanno contribuito in alcun modo a modificare il trend del dollaro USA, che è fortemente stazionario da 24 ore nei confronti dell’auro. Calma piatta, seppur con qualche piccolo movimento poi puntualmente corretto, dato che per l’appunto né da Jerome Powell, né da Janet Yellen sono venute fuori novità significative per quanto riguarda tassi e politica monetaria. Per quanto i bond abbiano parzialmente ridotto i rendimenti, rimaniamo nella stessa identica situazione di inizio settimana, con il prossimo dato, che sarà quello dell’inflazione, che è diventato ora oggetto delle analisi e delle speculazioni di operatori di mercato e analisti.
Le cose più interessanti di ieri arrivano però da altrove: in Giappone le più grandi banche avrebbero chiesto a Bank of Japan, la banca centrale di Tokyo, di iniziare a tagliare in modo importante gli acquisti di bond a mercato, almeno secondo quanto è stato raccontato per vie traverse di un meeting che pubblico non era. La cosa ha avuto però per ora un impatto relativamente ridotto sui rendimenti dei bond del Giappone. Tutto per una giornata di calma che per qualcuno potrebbe esserlo soltanto in virtù della tempesta che sta iniziando a prepararsi in attesa dei dati sull’inflazione USA.
Jerome Powell il moderato: poche novità dall’audizione in Congresso
Non che ci si aspettassero grandi novità. Dopotutto l’incontro al Congresso è preventivato e ordinario e difficilmente possono venirne fuori delle novità rilevanti. Il mercato dei bond ha reagito senza muoversi – o sarebbe forse il caso di dire che non ha reagito, dato che fondamentalmente di motivi per farlo ce n’erano davvero pochi e dato che il dato dei dati, quello che potrebbe indirizzare effettivamente i mercati, arriverà soltanto giovedì. Sì, è il dato sull’inflazione, che almeno secondo le aspettative che si sono formate sui mercati, dovrebbe confermare una discesa verso il 2%, per quanto lenta e per quanto sia – secondo Federal Reserve – da completarsi soltanto nel 2025.
Anche Janet Yellen del Tesoro USA ha avuto poco da dire. Il mercato del lavoro, ha confermato, sembrerebbe aver perso la sua spinta inflazionistica e questo potrebbe contribuire ulteriormente al ritorno verso il 2% di un aumento dei prezzi che ha attanagliato tutte o quasi le principali economie del pianeta.
Una giornata che i più eccitabili avevano considerato come potenzialmente importante per il mercato dei bond, e che invece si è chiusa come si era aperta, con la complicità dell’assenza di altri dati rilevanti. Qualcosa si muove altrove, per quanto anche qui in modo moderato, con il Giappone e le sue decisioni di politica monetaria che rimangono, per questo 2024, una delle questioni più interessanti per chi si muove sui mercati, anche dei bond.
Le grandi banche chiedono a BoJ di darci… un taglio
Non ai tassi, ma agli acquisti di bond a mercato. Una situazione complessa e al tempo stesso cruciale per gli obiettivi di politica monetaria del Giappone, che sarebbe ancora una volta emersa con prepotenza nel corso di un incontro privato ma comunque riportato da diverse testate. Il Giappone si trova al punto di svolta che potrebbe, finalmente aggiungono altri, riportarlo ad una politica monetaria più ortodossa.
I rumors si sono già riflessi sull’andamento dei bond, per quanto per pochi punti base. Segno però che i mercati stanno prendendo sul serio le pressioni, tanto politiche quanto economiche, su Bank of Japan. Il punto è quanto riuscirà a resistere un Kazuo Ueda che è generale sì, ma in possesso di pochi strumenti e divisioni per prendere decisioni in libertà. L’equilibrio del Giappone è precario, e chissà se si potrà ancora… procrastinare quanto in molti ritengono più che necessario ora.