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Kenya, riserve di valuta estera toccano nuovo minimo
Continua la crisi di riserve di valuta estera in Kenya. Una situazione che sta peggiorando di settimana in settimana, con la nazione africana che continua a veder diminuire la quantità di dollari in possesso della banca centrale. Già nelle scorse settimane aveva iniziato a destare preoccupazione il fatto che le riserve Forex fossero inferiori a 4 mesi di import, il livello oltre il quale solitamente si considera una situazione preoccupante.
Stando all’ultima rilevazione della banca centrale, le riserve di valuta estera sono diminuite a 6.45 miliardi di dollari contro i 6.60 miliardi di dollari della settimana precedente. Questo significa che attualmente le riserve sono sufficienti solo a coprire i prossimi 3.45 mesi di import, una situazione davvero difficile. Il paese avrà bisogno di rivolgersi alla World Bank e al Fondo Monetario Internazionale, oppure a nazioni che siano disposte a fornire un prestito. Il problema è che senza una fonte attendibile di valuta estera, ripagare i debiti sarà quasi impossibile: di conseguenza, anche trovare dei finanziatori non è semplice.
Lo scellino precipita sui mercati
Lo scellino kenyota ha toccato un nuovo minimo contro il dollaro americano, a 135 scellini per dollaro. Chiaramente gli investitori internazionali hanno molta paura di comprare la valuta, considerando che le uniche soluzioni a disposizione per il governo sono prestiti d’emergenza o dichiarare default. La banca centrale però difende la sua posizione, dicendo che rimangono ancora sufficienti riserve per poter coprire 4 mesi di importazioni. Questa affermazione sarebbe supportata da una mossa della banca centrale durante la scorsa settimana, che ha importato 165.000 tonnellate di benzina e prodotti raffinati dal petrolio. Le nazioni del Golfo hanno accettato di farsi pagare in scellini kenyoti.
Il motivo di questa decisione è che il Kenya è un importatore di petrolio, ed i prodotti raffinati sono quelli che generano la maggiore domanda di valuta estera. La speranza della banca centrale è quella di ridurre la pressione sulle richieste di dollari nelle prossime settimane, proprio grazie alla disponibilità di benzina, lasciando più tempo al governo per provare a ottenere dei prestiti o trovare altre soluzioni a questa emergenza. Soprattutto è importante che non si generi una situazione simile a quella boliviana, dove i cittadini iniziano a preoccuparsi per la situazione e prelevano a loro volta i loro risparmi in dollari presso le poche banche che ancora ne hanno a disposizione.
Il governo si affida al patto sul petrolio
Stando al governo, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Il motivo principale per cui calano le riserve di valuta estera sarebbero le importazioni di petrolio, ma grazie all’accordo con le nazioni del Golfo dovrebbe essere possibile limitare questo tipo di richieste. Bisognerà però capire fino a che punto l’Arabia Saudita e le nazioni che hanno accettato di farsi pagare in scellini saranno disponibili a sostenere l’esportazione verso il Kenya. Trattandosi di una nazione da 50 milioni di abitanti che importa quasi tutto il petrolio e i prodotti raffinati di cui ha bisogno, è da vedere se gli esportatori accetteranno a lungo di farsi pagare in una moneta che non ha quasi valore.
Secondo quanto dichiarato dal Presidente del Kenya, William Ruto, questo accordo dovrebbe essere sufficiente. Il governo si aspetta che lo scellino kenyota ora possa ritrovare forza, addirittura divulgando una previsione di 120 scellini per dollaro americano. Sarà da vedere se questo accordo sarà davvero sufficiente, soprattutto perché al momento è importante che la nazione africana riesca a ritrovare fiducia presso gli investitori.