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Kenya, più alto calo di riserve Forex degli ultimi 13 anni

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Le riserve di valuta estera detenute dal Kenya, secondo i dati della banca centrale, hanno registrato nel Q1 2023 il loro più alto calo trimestrale degli ultimi 13 anni. In soli tre mesi, le riserve di Forex sono calate del 13.6% per via dei costi in aumento delle importazioni. Attualmente la nazione est-africana ha riserve per 3.6 mesi di importazioni: la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale considerano che per una nazione, avere meno di 4 mesi di importazioni coperte significhi essere in una situazione a rischio.

Alla chiusura del primo trimestre dell’anno, la banca centrale kenyota aveva in cassa $6.43 miliardi, il dato più basso da settembre 2015. A differenza di altre nazioni africane, il Kenya è un netto importatore di petrolio: i prezzi dell’energia hanno pesato molto sul drenaggio delle riserve di valuta estera e le preoccupazioni in tal senso sono aumentate dopo l’ultimo taglio alla produzione stabilito dall’OPEC.

presentazione della notizia secondo cui le riserve di Forex del Kenya hanno subito un calo drastico nel Q1 2023
Dopo la fine delle proteste organizzate dai partiti di minoranza, ora le parti politiche devono cercare una soluzione per l’economia kenyota

Tra rimesse dall’estero e crisi energetica

La maggiore fonte di riserve di valuta estera, per il Kenya, proviene dalle rimesse dall’estero. Si tratta dei risparmi che gli emigrati kenyoti riescono a inviare alle loro famiglie rimaste nel Paese, che poi di solito vengono cambiate per valuta locale. In questo modo, la nazione riesce ad avere una fonte più o meno stabile di valuta estera. Il problema sono i costi delle importazioni, soprattutto quelle energetiche.

Attualmente il Kenya spende circa 500 milioni di dollari al mese per le importazioni di petrolio. Proprio in questi giorni è stato annunciato dall’OPEC che, a partire dal mese prossimo, tutti i paesi che fanno parte del cartello -oltre alla Russia- cominceranno a tagliare di 1 milione di barili al giorno la produzione di petrolio. Questa mossa è stata inizialmente voluta dall’Arabia Saudita, alla quale sono poi seguite le repliche positive degli altri paesi membri dell’OPEC+.

Questa novità mette il Kenya ancora più in difficoltà. L’aumento del costo delle importazioni è un problema, perché fa pensare che il calo delle riserve Forex sarà ancora più rapido nel corso dei prossimi mesi. Il Kenya ha bisogno di trovare liquidità in modo urgente, perché l’economia non ha il tempo materiale di fare cambiamenti strutturali per ridurre la necessità di importazione.

foto di una spiaggia con turisti in Kenya
Oltre alle rimesse degli emigrati, il turismo è l’altro grande motore che fornisce valuta estera al Kenya

Notizie più positive sul fronte politico

Se economicamente il Kenya ha bisogno di reagire con forza alla situazione, sul fronte politico sembra che le cose stiano andando meglio. Dopo tre giorni di forti proteste, i leader dell’opposizione hanno deciso di porre fine alle rivolte. La decisione è arrivata dopo forti pressioni da parte dei leader religiosi e della comunità internazionale.

Sembra che le parti politiche abbiano ritrovato il desiderio di collaborare con la maggioranza, ma anche che la maggioranza sia ora disposta ad ascoltarne le richieste. Questo mette le basi per poter anche affrontare con approccio bipartisan la crisi di valuta estera: in mancanza di un intervento forte, il rischio è che entro la fine dell’estate la valuta locale entri in una spirale inflazionistica ancora più forte di quella che il Kenya ha sperimentato fino a ora.

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