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La banca dei BRICS torna a emettere bond dopo 16 mesi

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La New Development Bank, la banca creata dalle nazioni BRICS, è tornata a emettere obbligazioni sui mercati internazionali dopo 16 mesi in cui non ha raccolto capitali. Le nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sono conosciute come le più forti economie in via di sviluppo e sono sempre più coese tra loro. L’obiettivo è quello di presentare un fronte unito e credibile di fronte agli investitori internazionali, al punto che in alcune occasioni si è arrivato addirittura a parlare di una possibile moneta unica per tutte queste nazioni. Discorsi rimasti ancora in sospeso, ma la NDB è già un realtà concreta.

Il motivo per cui la banca ha deciso di non emettere nuovi bond nell’ultimo anno e mezzo è legato soprattutto all’invasione dell’Ucraina. Dal momento che la Russia ha una partecipazione vicina al 20% nella banca dei BRICS, molti investitori internazionali non sarebbero nemmeno stati interessati a prestare capitali a questo istituto di credito. Inoltre, malgrado il rating creditizio più che buono, gli investitori avrebbero richiesto un premio per il rischio piuttosto alto per investire su emissioni di questo ente sovranazionale.

I BRICS cercano sempre più di presentare un fronte unito

I dettagli della nuova emissione

Per riuscire ad arrivare alla nuova emissione di obbligazioni, la New Development Bank ha dovuto lavorare duramente per recuperare la sua credibilità. Per gran parte del 2022 ha semplicemente organizzato eventi e riunioni con esponenti importanti di altre grandi istituzioni finanziarie, cercando di ristabilire la sua immagine di un’istituzione credibile e affidabile. Tutto quanto sembrava pronto a marzo, ma il fallimento di Silicon Valley Bank e la successiva acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS hanno causato panico sui mercati finanziari. La NDB si è vista costretta a rimandare l’emissione di obbligazioni.

Dopo tutto questo, il 19 aprile la New Development Bank è finalmente riuscita a chiudere il suo accordo con gli investitori internazionali. In totale ci saranno 50 istituzioni finanziarie pronte a investire nei bond della NDB, con una raccolta totale di $2 miliardi e un tasso di interesse pari al tasso SOFR maggiorato di 125 punti base. Il SOFR è un tasso molto utilizzato per prezzare le emissioni internazionali, calcolato sul costo medio di prendere in prestito denaro per le banche offrendo come garanzia dei bond governativi americani. Malgrado i tentativi dei BRICS di ridurre la dipendenza dal dollaro americano, sembra che la strada sia ancora lunga prima di riuscirci.

Per quanto sia interessante l’idea di una moneta unica, tra i paesi BRICS esistono forti differenze economiche e talvolta tensioni geopolitiche

Cos’è la New Development Bank?

La New Development Bank (NDB), nota anche come BRICS Development Bank, è un’istituzione finanziaria internazionale fondata nel 2014 dai paesi BRICS per promuovere lo sviluppo economico e sociale nei paesi membri e in altre nazioni in via di sviluppo. La banca ha l’obiettivo di sostenere la crescita economica, migliorare le infrastrutture e la sostenibilità ambientale attraverso l’erogazione di prestiti, garanzie, finanziamenti e altre forme di credito.

La NDB ha sede a Shanghai, in Cina, e il suo primo presidente è stato il banchiere indiano K. V. Kamath. La banca ha un capitale iniziale autorizzato di 100 miliardi di dollari statunitensi, con un capitale sottoscritto di 50 miliardi. Ogni paese membro ha contribuito in parti uguali al capitale, garantendo una quota di potere decisionale equa e una governance condivisa. Per questo motivo, dal momento che è presente anche una rilevante partecipazione russa al capitale, la NDB ha avuto difficoltà a finanziarsi dopo l’invasione dell’Ucraina.

La NDB si distingue dalle altre istituzioni finanziarie internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, poiché è stata creata per dare una voce più forte ai paesi emergenti nel sistema finanziario globale. La banca mira a colmare il divario infrastrutturale nei paesi in via di sviluppo, sostenendo progetti che promuovono l’integrazione regionale e lo sviluppo sostenibile. Per farlo si finanzia attraverso l’emissione di obbligazioni sui mercati internazionali, cercando poi di investire il capitale in modo che il rendimento di questo sia maggiore del tasso di interesse riconosciuto agli obbligazionisti.

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