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La Banca Mondiale emetterà $1 miliardo di nuovi “bond ibridi” per risolvere la crisi dei capitali
La Banca Mondiale si trova in difficoltà a fare i conti con la crisi del debito sovrano dei paesi emergenti, a partire dalle tante nazioni africane e del sud-est asiatico che sono in forte difficoltà: tra mancanza di riserve di valuta estera e crescente necessità di spesa per far fronte al cambiamento climatico, ora la World Bank è costretta a esplorare soluzioni creative per raccogliere più capitali. La notizia di oggi è che la Banca Mondiale emetterà per la prima volta, nel 2024, dei bond ibridi. Si tratta di una forma di obbligazioni molto inusuale per gli investitori istituzionali, con un solo precedente: quello della African Development Bank (AfDB) di pochi mesi fa.
L’obiettivo sarebbe quello di lanciare la prima emissione da $1 miliardo entro la fine dell’anno, monitorando l’evoluzione del mercato. Se ci dovessero essere i presupposti per proseguire oltre con questo sistema, allora potrebbe diventare una parte stabile del meccanismo con cui la Banca Mondiale finanzia i paesi emergenti. Per il momento l’esperimento della AfDB ha dato un esito positivo in termini di interesse da parte degli investitori, ma rimane da vedere quale sarà il risultato a lungo termine.
Una forma innovativa di obbligazioni
Gli hybrid bonds sono strumenti a metà tra azioni e obbligazioni. Da una parte si configurano come un prestito, per cui sono nominalmente dei bond a tutti gli effetti. Dall’altra parte hanno un rendimento variabile, che nei primi anni tende a essere fisso ma dopo diventa variabile. Se in un certo anno l’emittente dovesse avere dei risultati poco positivi, potrà sospendere il pagamento delle cedole. Se il periodo di difficoltà dovesse protrarsi a lungo, la Banca Mondiale avrà addirittura la possibilità di stralciare completamente il capitale preso in prestito e tutto il pagamento degli interessi. Questo significa che le condizioni, per l’emittente, sono vantaggiose.
Dall’altra parte, per farsi carico di questo rischio maggiore, gli investitori solitamente comandano un premio per il rischio piuttosto alto. Per le obbligazioni in fase di studio da parte della World Bank, si parla di rendimenti vicini al 6% annuo anche a prescindere dal probabile taglio dei tassi d’interesse sul dollaro americano nei prossimi mesi. La Banca Mondiale sta facendo di tutto per poter aumentare i suoi prestiti ai paesi emergenti, con l’obiettivo di moltiplicare i suoi sforzi per finanziare la lotta al cambiamento climatico in tutti i paesi che non possono finanziare da soli questa transizione. Anche il G20 ha fatto pressione sugli enti sovranazionali per aumentare l’attività di raccolta e distribuzione dei capitali.
Le agenzie di rating approvano per il momento
George Richardson, direttore del dipartimento degli investimenti della Banca Mondiale, ha fatto notare come i bond già emessi dall’AfDB abbiano ottenuto un ottimo trattamento da parte delle agenzie di rating. Attualmente l’unica emissione mai avvenuta da parte di un emittente multilaterale ha un rating AA3, appena tre livelli più basso rispetto ai bond AAA e ben superiore rispetto a quello dei BTP italiani.
Richardson fa anche notare che la Banca Mondiale non è una banca o un’impresa comune, e che grazie alla sua struttura dovrebbe essere considerata un emittente meno rischioso rispetto alle emissioni di obbligazioni senior dei singoli paesi. Persino i bond dell’African Interdevelopment Bank continuano a essere scambiati a 0,97$ sul dollaro, con un ribasso molto contenuto -e dovuto alle previsioni sui tassi- rispetto a quello dei bond tradizionali dei paesi africani. Anche se i veri risultati diventeranno evidenti solo sul lungo termine, per il momento sia gli investitori che gli emittenti mostrano fiducia nei bond ibridi.