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La California fa causa a Big Oil: nel mirino tutti i colossi

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Negli Stati Uniti prende vita un nuovo episodio nell’eterna lotta tra le amministrazioni più attente all’ambiente e le società di Big Oil. Il palcoscenico di questa battaglia è la corte di San Francisco, dove la California ha depositato un’azione legale contro colossi come Exxon Mobil Corp, Shell PLC, Chevron Corp, BP e ConocoPhillips. Ma non solo. Al centro del mirino c’è anche l’American Petroleum Institute (API), il principale gruppo commerciale dell’industria petrolifera negli Stati Uniti. Tutta l’industria è chiamata a rispondere delle proprie azioni che, secondo il Governatore della California, avrebbero leso irresponsabilmente la comunità locale e l’ambiente. Nel frattempo lo Stato del sud-est si sta orientando sempre di più sui combustibili rinnovabili, tentando di dipendere meno dal petrolio.

In un periodo in cui i disastri climatici sembrano sempre più frequenti e devastanti, la California chiede la creazione di un fondo di risarcimento per coprire i futuri danni causati da tali calamità. E le cifre in gioco non sono da poco: stiamo parlando di decine di miliardi di dollari. L’accusa è quella di aver conosciuto e taciuto i danni che queste società avrebbero provocato all’ambiente e alla comunità con la loro attività. Vengono indicati i danni ambientali causati dall’estrazione petrolifera, i problemi di salute per le comunità vicine alle attività di estrazione, gli effetti sulla qualità delle acque sotterranee e molte altre problematiche ora ben note dell’attività di estrazione dei combustibili fossili.

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La California prende iniziativa

Questo nuovo capitolo legale non è isolato. Altri sette Stati e svariate municipalità stanno cercando di responsabilizzare i grandi inquinatori per il loro ruolo nel cambiamento climatico. Già nel 2017 e 2018, otto governi locali della California avevano presentato alcune delle prime cause legate al clima. Ma l’entrata in gioco dello stato californiano, una delle principali economie mondiali e tra i maggiori produttori di petrolio e gas del paese, potrebbe cambiare le carte in tavola. Sembra che questa volta sarà difficile che la questione si concluda con un nulla di fatto, come è successo in passato.

La decisione di procedere adesso è anche legata all’ultima sentenza della Corte Suprema, che ha permesso di proseguire le cause di questo tipo in tribunali statali, visti come più favorevoli a chi chiede risarcimenti legati ai danni climatici. Ken Alex, ex assistente procuratore generale sotto la gestione Brown, ha sottolineato l’importanza dell’intervento della California: ha evidenziato che non è mai semplice affrontare in tribunale i grandi colossi dell’industria petrolifera, ma al tempo stesso ha anche suggerito che l’iniziativa californiana potrebbe trovare eco in altri Stati.

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La risposta delle imprese accusate

La risposta dell’API è stata chiara e diretta. Secondo loro, la questione climatica dovrebbe essere affrontata e risolta dal Congresso, non dal sistema giudiziario. Un punto di vista che trova eco nelle parole di Shell: la società si è limitata a dire che, a suo avviso, le aule di tribunale non sono il luogo giusto per parlare di cambiamento climatico.

Il Governatore della California, Gavin Newsom, non sembra condividere questa opinione. Con determinazione e passione ha espresso il suo punto di vista sul X, precedentemente Twitter, dichiarando che la California sta agendo per rendere responsabili i grandi inquinatori. E la causa intentata dallo stato non è un’azione isolata. Negli ultimi anni, infatti, sono state presentate decine di cause contro l’industria dei combustibili fossili da vari stati e comuni degli Stati Uniti, sottolineando l’urgenza e la rilevanza del problema climatico.

Al centro di questo scontro legale c’è una domanda fondamentale: chi dovrebbe essere ritenuto responsabile delle crescenti minacce climatiche e, soprattutto, chi dovrebbe pagare per i danni? Al momento, non tutte le aziende hanno risposto alle richieste di commento da parte dei media. Chevron, BP e ConocoPhillips sono rimaste in silenzio, mentre Exxon Mobil non è stata raggiunta per una dichiarazione.

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