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La Cina ha molta capacità produttiva in eccesso, ma USA e UE non vogliono farsene carico
Tra la notte e la mattinata italiana sono arrivate delle notizie che ancora una volta non sorridono all’economia cinese, che continua ad attraversare le sue difficoltà legate alla ripresa post-pandemia. Janet Yellen, il Ministro del Tesoro degli Stati Uniti, ha appena concluso la sua visita in Cina per gestire i rapporti bilaterali tra le due nazioni. Una visita in cui è emerso un tema importante, talvolta preoccupante sia per l’economia europea che per quella americana: la sovracapacità produttiva della Cina. Ora che le esportazioni di molti prodotti sono limitate dai dazi e dalle sanzioni, mentre l’economia domestica non cresce più al suo ritmo pre-pandemia, le industrie cinesi hanno una capacità produttiva che supera di molto la capacità dell’economia di assorbire questi prodotti.
Janet Yellen è stata la prima a dichiarare in modo molto chiaro che l’economia statunitense non assorbirà la capacità produttiva in eccesso delle aziende cinesi. Non ha minacciato sanzioni o nuovi dazi, né altre forme di limiti all’importazione. Allo stesso tempo ha chiarito che non si ripeterà la situazione dei primi anni 2000, quando un’enorme eccesso di produzione cinese ha fatto perdere oltre 2 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti a causa delle imprese che non potevano competere sul fronte dei prezzi. Questa situazione è già molto evidente in alcuni mercati, come quello dei pannelli solari, in cui l’UE ha aperto un’investigazione sui prezzi artificialmente bassi che vengono praticati dai produttori cinesi.
UE e USA mettono le mani avanti
La paura degli Stati Uniti e dell’Unione Europea è che la Cina voglia gestire i suoi stock di invenduto attraverso una liquidazione sul mercato dell’export, tagliando le gambe ai produttori europei e statunitensi che non riuscirebbero a stare al passo con i prezzi della concorrenza. Janet Yellen ha dichiarato che la Cina è ormai troppo grande per cercare di “usare l’export come una strada per la crescita rapida”. Ha invitato il governo ad abbandonare un tipo di economia in cui il settore pubblico guida gli investimenti per ritornare a un’economia dominata dal mercato, in cui sono i consumatori e le imprese a decidere come allocare le loro risorse.
I settori su cui la Yellen ha insistito particolarmente sono i veicoli elettrici, le batterie al litio, i pannelli solari e altri prodotti legati alla transizione energetica su cui Pechino investe molto. Solitamente l’economia cinese utilizza la capacità produttiva all’85-90% del potenziale degli impianti, mentre attualmente il valore è sceso al 75%. Anche se può sembrare una differenza relativamente piccola, è il livello a cui gli analisti iniziano a parlare di un serio eccesso di capacità produttiva nell’economia. Il dato è ancora inferiore nei settori citati dalla Yellen, con i produttori di veicoli elettrici che addirittura al momento operano al 50% della loro capacità produttiva.
Ursula von der Leyen fa eco alla Yellen
Il vertice della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fatto eco al Ministro del Tesoro americano dichiarando che l’UE ha bisogno di instaurare un dialogo con la Cina per evitare le pratiche di concorrenza sleale e di alterazione del libero mercato. Ha anche dichiarato in un’intervista di non voler escludere alcuna potenziale azione: esattamente come Janet Yellen, non ha immediatamente minacciato dazi e sanzioni ma ha avvisato di star monitorando la situazione da vicino. Al momento l’Unione Europea si è dimostrata molto più accomodante degli Stati Uniti verso il libero commercio con la Cina, soprattutto per le pressioni della Germania: Scholz non vuole permettere che le case automobilistiche tedesche possano perdere le loro opportunità di crescita in Cina, considerando che si tratta di una fonte vitale di export per il paese. Il Cancelliere tedesco si recherà in visita in Cina alla fine della settimana, con degli incontri già programmati con il Primo Ministro Li Quiang e con il Presidente Xi Jinping.