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La mappa dei tagli: il Forex punta su queste valute
Sarà un 2024 dominato dai tagli ai tassi per tutte (tranne un paio) le banche centrali più importanti del mondo. È questo lo scenario all’interno del quale dovranno muoversi gli investitori del Forex, ed è questo lo scenario all’interno del quale stanno già operando i mercati con le loro aspettative. Partirà con ogni probabilità Federal Reserve, che sarà poi seguita ad una certa distanza, durante il secondo trimestre del 2024 da BCE, e poi dall’India, dall’Australia e dal Canada.
Uno scenario che vedrà i tassi di interesse al centro delle decisioni che riguardano tanto i mercati valutari tanto quelli azionari. Il vecchio caro differenziale, in tempi normali il mantra sul quale sviluppare qualunque teoria di base sui prossimi trend, tornerà a fare il padrone di un mercato che, lo ricordiamo a chi ci legge, è forse il più tecnico al quale si può avere accesso.
Il pivot di Federal Reserve è il ritmo al quale dovranno ballare tutti
Banca Centrale più grande, decisioni più importanti. L’equazione è molto semplice: i mercati si aspettano Washington in prima fila per i tagli ai tassi e si stanno comportando ormai di conseguenza da dicembre 2023. Il dollaro USA sta infatti affrontando una fase di debolezza importante, dovuta appunto alla convinzione dei mercati che saremo davanti ad un periodo di tagli che inizierà prima a Washington e poi altrove. C’è chi inoltre si è già mosso – vedi Repubblica Ceca – ma che comunque opera su valute che non sono poi di grande interesse per il Forex. E c’è chi, questo forse più interessante, si muoverà in ritardo, almeno secondo quanto si aspettano i mercati, rispetto a Federal Reserve.
È il caso emblematico della Banca Centrale Europea, per la quale i principali analisti e le maggiori banche d’affari si aspettano sì tagli, ma soltanto a partire dal secondo trimestre del 2024. Stessa cosa che ci si aspetta in Australia, in Canada e nel Regno Unito, per un anno che sarà di tagli diffusi sebbene a velocità e con punti di inizio diversi.
C’è anche qualche eccezione. La particolare situazione di Ankara spingerà a ulteriori rialzi prima che, entro fine anno, si potrà iniziare a ragionare di tagli: una situazione però quasi unica su scala globale, con l’inflazione che viaggia ancora su livelli da libro di storia e che dovrà essere contenuta con ulteriori manovre lacrime e sangue.
Altra situazione diversa quella di Tokyo: la Banca Centrale locale dovrà certare di equilibrare le necessità di combattere l’inflazione con i delicati equilibri sui quali poggia, ormai da anni, la sua economia. Un’economia che è in forte sofferenza e che dovrà farsi carico del ritorno in territorio positivo dei tassi, previsto per il secondo trimestre del 2024.
Questo è quanto hanno prezzato i mercati. Ci sarà poi il bagno di realtà
Questo è quanto nel vuoto pneumatico, e spesso contro le stesse previsioni e proiezioni delle banche centrali hanno già prezzato tagli non solo aggressivi, ma anche in anticipo rispetto a quanto comunicano i veri addetti ai lavori.
Le prossime settimane, con i dati che arriveranno da inflazione e andamento del mercato del lavoro, saranno fondamentali per capire se le aspettative dei mercati sono eccessivamente ottimiste oppure se saranno il percorso obbligato per chi governa le politiche monetarie dei principali paesi al mondo.
Il sospetto, per ora, è che forse almeno in relazione a certe situazioni i mercati abbiano peccato di eccessivo ottimismo. Dato che però si parla di Forex, sarà interessante capire chi opererà in contrasto con i mercati e chi no. Ovvero se ci si potrà fidare di una BCE più attendista rispetto a quanto sarà fatto da Fed.