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La produzione di gomma deforesta 3 volte più del previsto
Rispetto a colture intensive come quella della soia o della palma da olio, si pensava che la coltivazione dell’albero da cui si ricava la gomma fosse un problema relativamente contenuto in relazione al problema della deforestazione nel mondo. Ma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature rivela, attraverso lo studio di immagini satellitari, che la perdita di foresta negli ultimi cinquant’anni è stata due o tre volte maggiore rispetto alle stime ufficiali dei governi locali. Lo studio ha tracciato l’attività di produzione dell’albero di gomma soprattutto nel Sud Est asiatico, la regione del mondo che coltiva ed esporta di più questa materia prima. Si aggiunge così un nuovo tassello al puzzle della deforestazione, un problema complesso ancora in cerca di una vera soluzione.
Uno dei problemi identificati da Nature, che rendevano difficile la correzione delle stime precedenti, è il fatto che la produzione di gomma è altamente frammentata su un grande numero di piccoli coltivatori. Questo significa che molte coltivazioni non ricevono mai dei documenti ufficiali, e che spesso sorgono in aree che si ritengono ufficialmente ancora ricoperte da foresta naturale. Per questo motivo è stato necessario utilizzare le immagini prodotte da satelliti ad alta risoluzione, che coadiuvati da un sistema di intelligenza artificiale hanno mappato la produzione presso tutte le principali nazioni esportatrici del mondo.
Oltre 4 milioni di ettari perduti
Soltanto guardando i dati dal 1993 a oggi, si legge che il mondo ha perso oltre 4 milioni di ettari di foreste per via della coltivazione dell’albero di gomma. Oltre due terzi di questa perdita si sono registrati in Indonesia, Thailandia e Malesia. Malgrado l’albero della gomma sia originario del Brasile, oggi il Sud Est asiatico rappresenta oltre il 90% della produzione mondiale; malgrado esistano delle certificazioni apposite come quella del Forest Stewardship Council e di Rubberway, queste vengono adottate solo da una piccola minoranza di grandi produttori. I piccoli coltivatori locali rappresentano più dell’85% della produzione asiatica di gomma, e quasi sempre sono sprovvisti di certificazioni.
I problemi vanno oltre la semplice perdita di foresta, che in parte viene rimpiazzata dall’albero della gomma. Si guarda alla perdita di biodiversità, con molte specie animali e vegetali costrette ad abbandonare una regione per far spazio alla coltura della gomma. Inoltre è importante segnalare l’uso intensivo di pesticidi e altre sostanze chimiche che inquinano gradualmente il terreno, costringendo poi i coltivatori a deforestare nuove terre per spostare la loro coltivazione. Ma soprattutto, il problema è legato al cambiamento climatico: la deforestazione libera nell’atmosfera il carbonio immagazzinato negli alberi sotto forma di anidride carbonica, contribuendo alle emissioni inquinanti che causano il surriscaldamento globale.
Si cercano soluzioni più sostenibili
L’Unione Europea ha recentemente passato una legge che prevede di non importare carne, olio di palma, soia e altre materie prime che provengano da aree disboscate dopo il 2020. A dicembre scorso è stata proposta e accolta una modifica per includere in questo provvedimento anche la gomma, che in precedenza era stata esclusa. Come fanno notare le associazioni specializzate, però, spesso è molto difficile tracciare tutti i passaggi della supply chain che si pongono tra il coltivatore iniziale e il consumatore finale. Per questo si tenta anche di promuovere una coltivazione sostenibile dell’albero della gomma, attraverso tecniche come la riforestazione e l’agroforesteria.
La riforestazione prevede, dopo aver raccolto la gomma per un certo numero di anni, di lasciare che gli alberi si rigenerino invece di deforestare nuovamente per piantarne di altri. L’agroforesteria prevede invece di piantare altre specie di piante insieme all’albero della gomma, in modo da promuovere la biodiversità. La biodiversità a sua volta aiuta a mantenere lontani i patogeni e gli insetti che possono attaccare gli alberi della gomma, riducendo la necessità di utilizzare pesticidi chimici. Al momento queste tecniche rimangono però ancora poco utilizzate, non essendo granché promosse dalle leggi dei paesi produttori.