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La Russia attacca porti e magazzini di grano in Ucraina
Dopo essersi ritirata dal Black Sea Grain Deal, il patto che permetteva all’Ucraina di continuare a esportare materie prime agricole attraverso il Mar Nero, la Russia ha iniziato a demolire l’industria ucraina della produzione di grano e cereali. Attraverso una campagna di raid aerei, l’esercito di Putin ha iniziato a bersagliare le principali infrastrutture necessarie per la filiera agricola: porti, magazzini e centri di snodo logistico. Non soltanto il governo russo ha deciso di non tutelare più la produzione agricola in Ucraina, ma ha letteralmente iniziato a metterla nel mirino.
Tutto questo sta spingendo a rialzo i prezzi del grano in tutto il mondo, con i futures americani che più volte hanno raggiunto il massimo rialzo giornaliero possibile. Per evitare eccessiva speculazione ed eccessivi squilibri di mercato, il Chicago Board of Trade fissa una percentuale massima di rialzo giornaliero per i futures delle materie prime agricole.
Questo tetto è già stato colpito più volte da quando la Russia ha deciso di ritirarsi dall’accordo con l’Ucraina. Tutto ciò non ha effetto soltanto sull’economia ucraina, ma ha un impatto globale sul mercato delle materie prime: nello specifico, si teme per i milioni di persone che vivono in nazioni emergenti dove il prezzo del grano fa la differenza tra patire la fame oppure no. Per questo, le Nazioni Unite avevano chiesto alla Russia di non ritirarsi dall’accordo: un invito che non è stato accettato dal Presidente Putin.
Attaccati i magazzini lungo il Danubio
L’Ucraina è tra i primi 5 esportatori al mondo per quanto riguarda il grano, l’orzo e vari altri cereali. Inoltre è una delle società che esporta più fertilizzante in assoluto, rendendola un polo agricolo importante per l’Europa e per l’Africa. La filiera comincia dalle pianure del nord, dove il grano viene raccolto per essere immagazzinato lungo il Danubio, in magazzini da cui poi viene trasportato via mare fino a Odessa. Il grande porto situato lungo le coste del Mar Nero è l’ultimo step, prima che i cereali vengano imbarcati sulle navi cargo e poi esportati in tutto il mondo.
La Russia ha deciso di attaccare in modo studiato e specifico le infrastrutture coinvolte nella filiera agricola ucraina. Nella giornata di lunedì è arrivato un colpo particolarmente duro, con un attacco di droni aerei lanciati contro i magazzini di cereali situati lungo le sponde del Danubio. La settimana scorsa, gli attacchi si erano concentrati invece contro il porto di Odessa.
Poche ore dopo l’attacco, il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, parlando da Roma, ha messo in guardia riguardo all’impatto sulle nazioni che ora faranno difficoltà a sfamare le persone per via dei rialzi nei prezzi del grano. Putin, però, ha suggerito alle nazioni in difficoltà di contrattare direttamente con il proprio governo per concertare esportazioni di cereali coltivati in Russia. In sostanza, l’obiettivo del governo russo è sostituire il ruolo dell’Ucraina nel mercato globale dei cereali.
Cadono nel vuoto gli appelli internazionali
Sia le Nazioni Unite, sia ovviamente le nazioni che supportano l’Ucraina, hanno lanciato appelli per invitare la Russia a ritornare al tavolo dei negoziati e rinnovare l’accordo sull’export di cereali. Inizialmente questo prevedeva che, in cambio di tutele sulla produzione ucraina di cereali, l’ONU avrebbe aiutato la Russia con l’export delle sue materie prime per i prossimi tre anni. Putin ha lamentato che l’Occidente non avrebbe rispettato la propria parte dell’accordo, e che dunque non ci sia motivo per la Russia di firmare un rinnovo dell’accordo. Malgrado gli appelli delle Nazioni Unite, Putin ha ribadito martedì che non avrebbe riconsiderato la propria decisione.
L’ambasciatore del Regno Unito presso le Nazioni Unite ha messo in guardia anche rispetto a una possibile escalation delle azioni russe. Fino a questo momento, l’aviazione russa ha preso di mira esclusivamente le infrastrutture ucraine e i porti: non sono stati lanciati attacchi contro navi civili, ma questo potrebbe essere il passo successivo. Inoltre risulta che la Russia avrebbe recentemente aumentato il numero di mine sottomarine in prossimità dei porti ucraini, rendendo molto difficile l’accesso in qualunque caso. In ogni caso, non sembra probabile che navi commerciali vogliano sfidare la condiscendenza dell’esercito russo per imbarcare cereali in Ucraina.