Il 17 luglio scadrà la Black Sea Grain Deal, il patto con cui Russia e nazioni Occidentali hanno trovato un accordo per le esportazioni di cereali dall’Ucraina. Al momento la Russia continua a mantenere attive le operazioni dei porti ucraini, garantendo a se stessa e all’Ucraina di poter mantenere i livelli di export di grano e altre commodities agricole. L’accordo fu negoziato inizialmente tra molte perplessità, con le Nazioni Unite e la Turchia che hanno fatto da mediatori tra Russia e Occidente. Il risultato è che le navi hanno potuto continuare a salpare dai porti ucraini relativamente indisturbate, garantendo al mondo intero di mantenere stabilità nei prezzi dei generi alimentari.
La Russia starebbe valutando di ritirarsi dall’accordo e non estenderlo al di là del 17 luglio. Questo perché, secondo quanto dichiarato da Vladimir Putin, l’Occidente non avrebbe fatto la sua parte nel rispettare i termini dell’accordo. Stando alla sua visione dei fatti, Europa e Stati Uniti starebbero boicottando le esportazioni di cereali dalla Russia. Le Nazioni Unite si erano impegnate ad aiutare la Russia con le sue esportazioni di materie prime agricole e fertilizzanti, un punto essenziale per convincere Putin a procedere con l’approvazione dell’accordo.
Le Nazioni Unite invitano la Russia a non ritirarsi
Martin Griffiths, diplomatico inglese che occupa il ruolo di sotto-segretario per le Nazioni Unite, ha dichiarato in conferenza stampa che il Black Sea Grain Deal è qualcosa a cui la Russia non può semplicemente sottrarsi. Non è entrato nel dettaglio delle motivazioni, ma l’ONU sta chiedendo a più riprese che la Russia non si ritiri dal fare la sua parte.
La preoccupazione delle Nazioni Unite non è solo per l’Ucraina. È vero che l’export di materie prime agricole, soprattutto grano e orzo, è uno dei principali fattori trainanti dell’economia ucraina; allo stesso tempo, queste forniture sono essenziali per tutto il mercato dei cereali. Milioni di persone in Africa e in altri continenti sono a rischio di patire la fame per via di un possibile rialzo dei prezzi causato dalla cessazione delle esportazioni ucraine.
L’Ucraina è il quinto esportatore al mondo di grano e il quarto esportatore al mondo di orzo. La Russia è invece il primo esportatore al mondo per entrambi i cereali, ed è inoltre la nazione che esporta più fertilizzante in assoluto. Questo significa che in caso di ritiro dall’accordo, il mercato si troverebbe ad affrontare un drastico calo dell’offerta e di conseguenza un aumento notevole dei prezzi dei cereali. Il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, ha commentato in merito che la vita di milioni di persone non dovrebbe dipendere dall’umore con cui il suo equipollente russo si sveglia al mattino.
La Russia lamenta una barriera al suo export
Il Black Sea Grain Deal ha permesso a oltre 32 milioni di tonnellate di mais, grano, orzo e altri cereali di essere esportati dai produttori ucraini al resto del mondo. Secondo la Russia una parte insignificante di questo export è affettivamente diretto verso le nazioni povere, ma le Nazioni Unite ritengono che i prezzi di alcuni cereali sarebbero stati del 20% più alti in tutto il mondo se non si fossero garantite le esportazioni dai porti ucraini del Mar Nero.
Attualmente questo accordo viene esteso ogni due mesi, anche se l’augurio recente delle Nazioni Unite è quello di poter passare a una revisione trimestrale. L’ONU ha siglato un memorandum con la Federazione Russa, essenziale per poter accordare l’approvazione del Black Sea Grain Deal; stando ai termini di questo accordo, per un periodo di tre anni le Nazioni Unite si sarebbero impegnate a sostenere l’export russo di cereali, fertilizzanti e altre commodities.
Per quanto i cereali non figurino tra i beni soggetti alle sanzioni Occidentali, Putin lamenta una barriera de facto alle esportazioni russe. Sarebbe dovuta al fatto che le sanzioni riguardano altri beni e servizi essenziali per esportare i prodotti in questione: assicurazioni sulle spedizioni, sistemi di pagamento e servizi di logistica. Per questo i prossimi giorni saranno essenziali per i negoziati, affinché il 17 luglio si possa arrivare a un rinnovo che soddisfi tutti gli attori coinvolti.