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La siccità in India fa crollare la produttività dell’energia idroelettrica: si torna al carbone

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Negli ultimi anni, l’energia idroelettrica è sempre più stata esclusa dalle conversazioni sulle rinnovabili. Prima di tutto perché, ovviamente, non tutti i luoghi si adattano bene a questo tipo di investimento. Un motivo sempre più evidente, però, è legato al cambiamento climatico: prevedere le piogge e dunque la portata di dighe e fiumi è diventato sempre più difficile. Tra le nazioni che hanno in larga parte ignorato questo campanello d’allarme c’è l’India, con risultati purtroppo molto negativi nei suoi ultimi dati legati alla produzione energetica di marzo.

La nazione, che ha puntato molto di più sull’idroelettrico e sul fotovoltaico, ha visto calare del 16,3% su base annua la sua capacità di produzione di energia idroelettrica. E in mancanza di alternative rapidamente disponibili per colmare il gap produttivo nel breve termine, il carbone è tornato a giocare un ruolo chiave. Marzo ha visto il calo più drastico della produzione di energia idroelettrica in India degli ultimi 38 anni, malgrado in questo periodo siano stati fatti grandi investimenti per aumentare il numero di dighe e bacini idroelettrici. Anche in Europa si sta presentando una situazione molto simile, con la forte siccità del Sud Europa che ormai minaccia persino la distribuzione di acqua ai cittadini di regioni come la Catalogna, la Sicilia e la quasi totalità del territorio greco.

I livelli di precipitazioni del 2023 sono stati i più basso dal 2018

Idroelettrico sempre meno prevedibile

L’energia idroelettrica avrebbe dovuto essere la grande promessa della transizione energetica, essendo l’unica fonte di energia totalmente pulita e rinnovabile che si può regolare per produrre una quantità prevedibile di energia. Questo è sempre stato il suo grande vantaggio rispetto all’eolico e al fotovoltaico, ma purtroppo è un vantaggio che si va sempre di più perdendo. Con l’avanzare del cambiamento climatico, ci sono aree del mondo che possono rimanere senza piogge per interi anni; altrove invece le piogge sono torrenziali, e questo tipo di estremi sta diventando purtroppo sempre più comune. Per l’India, che ha fatto dell’idroelettrico la principale fonte di energia rinnovabile del paese, questo è un rischio importante.

Attualmente si stima che l’11,7% di tutta l’energia prodotta in India provenga da fonti idroelettriche. Considerando che si tratta della terza nazione al mondo per emissioni di CO2, questo non è affatto un affare di poco conto. Il governo Modi, però, spesso difende il suo utilizzo del carbone citando il dato secondo cui le emissioni per capita del paese siano comunque inferiori a quelle dei paesi sviluppati. Rispetto alla Cina, che invece sta puntando molto sulle rinnovabili, l’India rimane estremamente indietro nel suo percorso verso la sostenibilità. Con i bacini idrici al minimo degli ultimi 5 anni, il paese ora si ritrova a non poter nemmeno contare sulla sua storica grande produzione di energia idroelettrica.

Sempre più paesi decidono di ridurre gli investimenti in energia idroelettrica

E così interviene il carbone

Se la media storica indiana vede la produzione di energia idroelettrica occupare l’11-12% del mix energetico nazionale, a marzo questo valore è sceso a un record storico del 8,3%. Nel frattempo la produzione di energia dal carbone e dalla lignite è aumentata del 13,9% nel 2023-24, anche considerando l’aumento significativo della popolazione e dei consumi medi pro-capite. In tutto ciò, gli investimenti sulle rinnovabili nel 2023 hanno toccato il loro punto più basso da cinque anni a questa parte. Il governo ha anche approfittato delle sanzioni occidentali alla Russia per aumentare il volume di combustibili fossili importato da Mosca, completando il quadro di un paese che rimane ancora molto lontano dal dare la priorità alla transizione energetica. Considerando che sempre più grandi aziende europee e americane decidono di produrre dove gli stabilimenti possono essere alimentati da energia solare o fotovoltaica, però, questa decisione rischia di avere un effetto boomerang per l’economia indiana.

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