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Licenze revocate: i grandi fornitori di chip negli Stati Uniti si aspettano meno vendite dall’export

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Intel e Qualcomm sono le prime due grandi società produttrici di microchip negli Stati Uniti che mettono in guardia gli investitori sul fatto che i loro bilanci soffriranno una flessione dei ricavi dovuta alla revoca delle licenze per l’export verso la Cina. Da Pechino sono già arrivate le reazioni di protesta: il governo cinese ritiene che questo passo sia stato eccessivo, ed è probabile che nei prossimi giorni risponderà implementando nuove restrizioni che possano invece penalizzare l’economia statunitense. Ancora una volta, sono soprattutto i semiconduttori di ultima generazione a essere al centro dell’attenzione.

La materia è diventata sempre più regolamentata nel corso degli ultimi anni, con gli Stati Uniti che hanno più volte invocato questioni di sicurezza nazionale. La Casa Bianca vuole evitare che la Cina possa ottenere una leadership tecnologica significativa e, in questo momento, i semiconduttori sono diventati il terreno di battaglia principale in questa guerra commerciale. Gli USA non vogliono, in particolare, che le imprese cinesi possano ottenere facilmente forniture dei chip per l’AI su cui il vantaggio competitivo statunitense è molto evidente in questo momento. Per poter esportare verso la Cina è necessario che il cliente cinese abbia una specifica licenza. In questo modo, il governo americano mantiene la facoltà di revocare le licenze che ritiene potenzialmente pericolose per la sicurezza nazionale.

Il ministro degli esteri cinesi ha accusato gli USA di star “allargando ingiustamente” la definizione di “sicurezza nazionale”

Intel e Qualcomm comunicano la notizia

Intel è stata la prima società ad avvisare i propri azionisti, attraverso un comunicato inviato alla SEC, del fatto che le sue attività di export verso la Cina saranno fortemente limitate nel corso dei prossimi mesi. La società non ha voluto dare una chiara indicazione di quali siano le imprese cinesi alle quali non potrà più vendere microchip, né ha voluto specificare quale sia il danno economico che si attende da questa decisione. In ogni caso gli Stati Uniti hanno fatto tutto il possibile per favorire la produzione di chip di Intel con il CHIPS Act, stanziando miliardi di dollari che sicuramente convinceranno la società ad accettare di buon grado la revoca delle licenze di esportazione. Le azioni Intel sono immediatamente virate in territorio negativo dopo la diffusione della notizia.

Qualcomm ha rincarato la dose poco dopo, comunicando a sua volta il fatto che una delle sue licenze di esportazione verso Huawei è stata revocata. In questo caso, la chiarezza sul cliente ha sorpreso gli analisti e il prezzo del titolo non ha oscillato significativamente dopo il comunicato. In molti ritengono che Huawei fosse anche il cliente per il quale sono state revocate le licenze di Intel: il consenso di Wall Street sul range di fatturato atteso per le aziende coinvolte, per il momento, non è mutato.

Dal 2019, Huawei continua a essere oggetto di forti sanzioni

Huawei continua a spaventare

Huawei ha da poco presentato il suo primo laptop alimentato dall’intelligenza artificiale, il nuovo MateBook X Pro che al di fuori del mercato statunitense ha avuto un grande successo. Il “cuore” del nuovo laptop top-di-gamma della società cinese è il processore Core Ultra 9 di Intel, cosa che probabilmente ha fatto pensare alla Casa Bianca che fosse il momento di intervenire. Esattamente come per la battaglia legale contro TikTok, gli USA fondano le loro accuse sulla sicurezza nazionale. Gina Raimondo, Segretario del Commercio dell’amministrazione Biden, ha esplicitamente definito Huawei una “minaccia” in un intervento parlamentare tenutosi ieri. Ha anche ribadito che il lavoro per arginare l’accesso ai microchip per l’AI andrà avanti, potenzialmente portando a nuovi provvedimenti.

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