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Lira Turca TRY: Erdoğan torna all’ortodossia monetaria

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Erdoğanomics? Fine della corsa. Le – secondo molti bizzarre – teorie economiche del Presidente della Repubblica Turca giungono al capolinea per stessa ammissione di Recep Tayyip Erdoğan, che successivamente alla rielezione ha deciso di formare un gabinetto di economisti ortodossi che dovranno lottare contro la rampante inflazione ricorrendo agli strumenti classici. Se vogliamo, quelli da manuale. Mercoledì 6 settembre il presidente, all’interno di una più ampia presentazione degli obiettivi economici del governo, ha infatti anche indicato il ritorno di una lotta all’inflazione che sarà fatta anche ricorrendo a politiche monetarie restrittive.

In altre parole ciò che i principi dell’Erdoğanomics avevano reso impossibile per anni: rialzi dei tassi tali da aumentare il costo del capitale e ridurre la base monetaria. Per anni Erdoğan è stato apertamente opposto a tali rialzi dei tassi, ricorrendo periodicamente alla sostituzione di governatori della Banca Centrale Turca affinché questa sua convinzione fosse rispettata. Convinzione che ha portato il Paese ad un’inflazione su base annuale vicina alla tripla cifra. Questione che diventata già chiara con le prime mosse del nuovo organico economico, che ha portato i tassi dal precedente 8,5% al 25,00% in pochi rialzi, mossa che però dovrà essere con ogni probabilità aumentata in intensità.

Ankara torna a più miti consigli per combattere inflazione e svalutazione lira

A Ankara si torna all’ortodossia

Si chiude, probabilmente per sempre, l’epopea Erdoğanomics, un complesso di teorie economiche che hanno portato la Turchia sull’orlo del baratro monetario e che la lasceranno con un’inflazione che più volte ha sfiorato il 100% su base annua. Insieme a una lira turca che oggi vale poco più di un trentesimo di euro, in uno dei tracolli più cinematografici del mondo Forex degli anni recenti.

E ad arrendersi è stato il presidente plenipotenziario di Ankara, Recep Tayyip Erdoğan, che ha annunciato all’interno di un più complesso programma di obiettivi economici, un piano per riportare l’inflazione in singola cifra, dopo che da 2 anni viaggia ininterrottamente su livelli molto alti – e per alcuni mesi oltre l’80% YoY.

Ad essere più interessante – per i mercati – del proclama, c’è la metodologia individuata per riportare l’inflazione sotto controllo: una politica monetaria fortemente restrittiva, che è stata poi la condizione posta da Mehmet Şimşek affinché accettasse l’incarico di Ministro del Tesoro e delle Finanze di Ankara.

È il ritorno in Turchia di politiche economiche ortodosse che però starebbero già offrendo i primi risultati al neo-governo di Erdoğan, con i capitali stranieri che stanno tornando ad interessarsi delle aziende del paese – quotate e non quotate – e con l’inflazione che sembrerebbe essere ormai lontana dai picchi di fine 2022, per quanto secondo gli ultimi dati in rimbalzo dai minimi di giugno, comunque intorno al 38%.

L’andamento dell’inflazione a Ankara

Lo strano rapporto del presidente turco con i tassi di interesse

Quello del presidente turco con i tassi di interesse è un rapporto che si è incrinato in realtà molti anni fa, quando nel 2014 sono iniziate le prime difficoltà per un paese che veniva descritto sulle piazze finanziarie come tigre anatolica.

Difficoltà che ai tempi Erdoğan imputò anche a quella che definiva faiz lobisi, e cioè la lobby degli interessi (alti), quegli speculatori che non di rado vengono imputati delle peggiori nefandezze anche in Europa e in particolare in Italia.

Se di lobby si tornerà a parlare a Ankara, ma i commentatori politici ne dubitano fortemente, si dovrà anche sottolineare come se si potrà dubitare della sua esistenza, al tempo stesso non si potrà dubitare del fatto che abbia vinto contro i principi dell’Erdoğanomics. Principi che ora verranno capovolti dall’ortodosso Şimşek.

Per il momento però – e questo interesserà di più gli investitori nel Forex – di effetti immediati oltre a quello sorpresa di qualche settimana fa – sulla lira turca se ne sono visti ancora pochi. Il tutto mentre le preoccupazioni per un rimbalzo globale dell’inflazione stanno montando, da qualche giorno, sui mercati.

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