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Lo short squeeze sul rame peggiora: premio record sulle Borse USA, emergono le cause

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La situazione legata allo short squeeze sul mercato del rame, una delle più interessanti in questo momento sul mercato delle materie prime, diventa più intrigante. Non soltanto ormai lo squeeze è diventato innegabile, con i prezzi del rame che continuano a correre a rialzo; si è anche raggiunto un record nella differenza tra la quotazione di Londra, dove le operazioni di compravendita continuano normalmente, e quello sulle Borse americane che invece si trovano colte nel bel mezzo dello short squeeze. Il problema sta colpendo particolarmente IMX e Trafigura, due dei maggiori fornitori di rame sul mercato nord americano che continuano ad avere oltre 18.000 contratti futures venduti allo scoperto sulla Borsa di Chicago.

Ora stanno emergendo chiaramente anche le cause di questa situazione, che inizialmente è stata attribuita a una questione di speculazione di Wall Street e all’annuncio del governo cinese di voler lanciare un grande piano di investimento in infrastrutture. Adesso che emerge chiaramente quale sia la causa della mancanza di rame pronto per la consegna nei magazzini delle Borse statunitensi, invece, sembra diventato ancora più difficile uscire da questa situazione.

Si prevede che la situazione vada avanti ancora per settimane prima che una quantità significativa di metallo sia pronta per la consegna

Short squeeze causato dalle sanzioni

Il Chicago Mercantile Exchange ha divulgato i dati sulla composizione delle scorte nei magazzini della Borsa, nel tentativo di rendere più trasparente la situazione. La conclusione è che quasi la metà di tutto il rame custodito nello stock del CME proviene dalla Russia, che da tempo è uno dei principali produttori mondiali di questa materia prima. Alla fine di aprile, però, l’amministrazione Biden ha deciso di imporre delle nuove sanzioni sulle imprese metallurgiche russe e tra queste c’è quella che impedisce la vendita di rame russo sulle Borse americane. Una scelta simile, riguardante soprattutto il nickel e l’alluminio, è stata presa anche dalla Borsa di Londra.

Oltre 47.000 tonnellate di rame che giacciono nei magazzini della Borsa di Chicago provengono dalla Russia: segue la Cina con 16.000 tonnellate e poi il Cile con 11.000 tonnellate. Tutti i paesi rimasti, messi insieme, non arrivano a 13.000 tonnellate. Questo significa che, dopo l’introduzione delle nuove sanzioni, una quantità senza precedenti di rame già conservato nei magazzini è diventato non consegnabile. All’improvviso è venuta a mancare la materia prima con cui poter completare le transazioni sui futures già acquistati, rendendo necessaria una corsa alle scorte presenti sugli altri mercati del mondo.

Il prezzo del rame nel corso dell’ultimi mese è cresciuto di quasi il 15%

La situazione non migliora

Al momento l’unico grande fornitore di rame prontamente disponibile a organizzare consegne sulle Borse statunitensi è la Cina, ma gli analisti stimano che questo offra soltanto 15-20.000 tonnellate di metallo in pronta consegna contro oltre 45.000 tonnellate di rame russo non più vendibile. Ora Trafigura, IMX e le altre grandi società che hanno una forte esposizione alle posizioni short sui futures del rame devono correre ai ripari, rastrellando metallo su tutti i possibili mercati che offrono liquidità. Il problema è che le spedizioni richiedono settimane per arrivare nei porti statunitensi e per organizzare le spedizioni verso i clienti che hanno comprato i futures, mentre nel frattempo molti hedge funds continuano a comprare per fomentare lo short squeeze. Considerando che la perdita potenziale sulle posizioni di vendita allo scoperto è illimitata, presto potremmo assistere al bail-out o alla bancarotta di società di trading di materie prime che fino a un mese fa erano considerate colossi del loro settore.

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