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Made in UE: arriva l’accordo su pannelli e pale eoliche

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Dopo mesi di dichiarazioni e un’intera giornata di negoziazioni, l’Unione Europea ha pronto il suo piano per rispondere all’Inflation Reduction Act americano e allo strapotere cinese nella produzione di sistemi per la transizione energetica. Si chiama NZIA, Net-Zero Industry Act, ed è il modo con cui l’UE spera di ritornare a essere competitiva nella produzione di pannelli fotovoltaici e pale eoliche. L’obiettivo è quello di riportare l’industria manifatturiera europea a offrire questi prodotti, attraverso un sistema di incentivi che si basa soprattutto sulla gestione degli appalti pubblici. Non sono invece previste misure per favorire l’acquisto di prodotti europei da parte di aziende e famiglie.

Non soltanto il NZIA dovrebbe aiutare l’Unione Europea a tornare a produrre pannelli e pale eoliche, ma dovrebbe anche essere un modo per incentivare la transizione energetica e raggiungere i nuovi obiettivi climatici per il 2040. Questo sarebbe l’obiettivo di Bruxelles, ma è impossibile non notare la grande differenza rispetto all’Inflation Reduction Act. Si tratta di un piano molto più limitato, che mobiliterà decisamente meno risorse e avrà un ambito decisamente più circoscritto di intervento. Definirla una risposta alle iniziative cinesi e americane sembra limitato, per lo meno se non verrà corredato da altre misure di questo genere in un secondo momento.

L’obiettivo è arrivare a produrre il 40% dell’energia rinnovabile da prodotti manifatturati in Europa

Che cosa prevede il NZIA

Il primo accordo riguarda i permessi per gli stabilimenti e gli impianti di produzione all’interno dell’Unione Europea. Bisognerà garantire che ogni progetto legato all’attività manifatturiera di prodotti per la transizione energetica non superi i 18 mesi, una misura che comunque posiziona l’UE piuttosto indietro rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di tempo della burocrazia. La misura più significativa riguarda il meccanismo di aggiudicazione delle aste pubbliche, che da ora in poi dovrà prevedere dei sistemi per favorire le candidature di produttori europei.

Una delle misure più importanti riguarda il fatto che il 30% almeno delle aste pubbliche dovrà essere aggiudicato sulla base di criteri diversi dal prezzo. Il criterio principale per questa componente dell’asta dovrà essere il fatto che almeno il 50% delle componenti utilizzate nelle pale eoliche e nei pannelli fotovoltaici debbano essere manifatturati in Europa. Essenzialmente l’Unione Europea riconosce in questo modo che i produttori europei non siano in grado di competere con i prezzi e la tecnologia cinesi. Anziché favorire direttamente la competitività delle imprese, ad esempio attraverso un sistema di crediti fiscali come quello introdotto dall’amministrazione Biden negli USA, verrà data ai produttori locali una corsia preferenziale nelle aste pubbliche.

Attualmente l’UE produce appena il 3% dei pannelli che installa

Una risposta dalla portata limitata

Mentre l’Inflation Reduction Act è una misura che va a toccare tantissimi aspetti della transizione energetica, inclusi l’idrogeno verde, le batterie al litio e i sistemi di stoccaggio energetico, il NZIA riguarda esclusivamente la produzione di energia rinnovabile. Inoltre esclude i consumatori al dettaglio, che quasi certamente continueranno a comprare pannelli fotovoltaici cinesi visti i prezzi sensibilmente più bassi. Attualmente oltre il 90% dei pannelli installati in Europa sono fabbricati in Cina; l’Italia sta investendo nel settore, così come molte altre nazioni europee, ma i livelli di produzione sono ancora molto bassi rispetto ai grandi competitor internazionali. In Germania alcuni produttori di pannelli fotovoltaici stanno addirittura lottando per non mettere le loro società in liquidazione, mentre le cose vanno meglio sul fronte dell’energia eolica grazie alla società danesi e scandinave.

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