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UE verso piano per abbattere emissioni del 90% entro il 2040

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La Commissione Europea sta discutendo con il Parlamento un nuovo piano per rivedere gli obiettivi climatici. Il grande obiettivo di questo nuovo progetto sarebbe approvare un taglio alle emissioni del 90% entro il 2040, un risultato che sembra possibile nel caso in cui tutte le nazioni si impegnassero ad accelerare di molto sulla transizione energetica. Per il momento si parla soltanto di una discussione preliminare, ma sembra che a Bruxelles ci sia già un discreto supporto per queste nuove misure. Questo piano intermedio farebbe da ponte tra due obiettivi già fissati dall’UE: quello di tagliare le emissioni del 55% entro il 2030 e quello di raggiungere il net zero entro il 2050, sempre rispetto alle emissioni misurate nel 1990.

I piani europei si stanno però scontrando sempre di più contro una realtà fatta di progressi lenti, come dimostrano gli ultimi dati diffusi sull’energia eolica. Per quanto ogni anno stia aumentando la capacità di produzione installata da fonti rinnovabili, si continua a essere in affanno rispetto al ritmo che sarebbe necessario per poter raggiungere gli obiettivi di breve termine. Con le prossime elezioni europee previste per giugno, il Parlamento e la Commissione dell’Unione stanno cercando di catturare supporto anche in ottica politica.

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Economia oltre che clima

Secondo il piano che la Commissione Europea dovrebbe esporre di fronte al Parlamento il prossimo 6 febbraio, ci sarebbe anche la necessità di fare i conti con importazioni sempre più care di combustibili fossili. Raggiungere questo obiettivo di riduzione delle emissioni non sarebbe soltanto un modo di rendere le economie europee meno impattanti sull’ambiente, ma anche un modo indiretto di accelerare la spinta verso l’energia rinnovabile. Questo alleggerirebbe la “bolletta europea” sia del gas naturale che del petrolio, aiutando al tempo stesso i Paesi Membri a diventare più energetici dalle importazioni extra-europee.

Bruxelles sta anche pensando a un piano di finanziamenti per arrivare a raggiungere questo nuovo obiettivo. L’idea sarebbe quella di incentivare il partenariato pubblico-privato, soprattutto fornendo incentivi ai progetti che generano posti di lavoro in Europa. In modo molto simile a ciò che prevede l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti, si cercherebbe di supportare le industrie domestiche fornendo incentivi solo ai prodotti che rispettano una certa percentuale di lavoro e componenti europei. In questo modo l’UE si aggiungerebbe alla competizione tra Stati Uniti e Cina, da cui fino a questo momento è uscita esclusivamente come un grande importatore.

Per le nazioni molto dipendenti dal carbone come la Polonia, l’obiettivo sembra complesso da raggiungere

Una patata bollente da passare alla prossima Commissione

Gli analisti politici fanno notare che l’attuale Commissione Europea potrà iniziare i lavori e presentare la sua proposta di fronte al Parlamento, ma non ci sarà realisticamente il tempo di approvare questa iniziativa e definirne i dettagli pratici prima delle prossime elezioni. Questo significa che sarà la prossima legislatura a decidere in via definitiva sulla nuova proposta. Rimane il fatto che un taglio delle emissioni del 90-95% sia in linea con quanto proposto dai ricercatori climatici europei, che addirittura vorrebbero proporre una tassa sulle emissioni di CO2 provenienti dal settore agricolo a partire dal 2030. Per il momento Polonia, Bulgaria e Danimarca sono le tre nazioni che hanno già dato un primo segnale di approvazione per questo nuovo obiettivo.

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