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Mercati cauti sulla morte del Presidente iraniano: l’incertezza aumenta il rischio geopolitico
La morte del Presidente iraniano Ebrahim Raisi, avvenuta per un incidente in elicottero di ritorno da un viaggio diplomatico, lascia dubbi importanti su quale sarà il destino del paese. In un altro momento storico questa variabile non sarebbe stata monitorata così da vicino da Wall Street, ma in questa fase di grande incertezza geopolitica è impossibile non vedere i rischi. Dal mercato delle materie prime alle azioni di società israeliane, ci sono tanti dubbi che avvolgono la successione di Raisi al potere. Il primo fra tutti è chi emergerà come capo di Stato, in mezzo a una situazione senza precedenti per la popolazione iraniana.
L’Iran è stata al centro di diverse discussioni nel corso degli ultimi mesi. La nazione del Medio Oriente, che ospita quasi 90 milioni di persone sul suo territorio, è stata condannata dagli Stati Uniti e da tutte le potenze occidentali. Inizialmente è stata condannata per il suo supporto agli Houthis, il gruppo di ribelli yemeniti che sta attaccando le navi cargo nel mar Rosso, poi per il suo sostegno militare ad Hamas nella guerra contro Israele. L’escalation più grave si è avuta dopo gli attacchi iraniani su Israele, che fortunatamente non hanno causato vittime ma hanno portato i due paesi estremamente vicini allo scoppio di un conflitto armato.
La transizione genera forti dubbi
L’Iran è una teocrazia, la cui guida spirituale è l’Ayatollah Ali Khamenei, riconosciuto come “leader supremo” all’interno della Costituzione. L’Ayatollah ha già provveduto a nominare il vice-Presidente Mohammad Mokhber come nuovo capo del governo, per cui la transizione in questo momento dovrebbe avvenire senza problemi e con l’annuncio di un nuovo vice-presidente. Il problema è che molti guardano con interesse al vuoto di potere, in particolare la Guardia Rivoluzionaria: il ramo più armato e fondamentalista della popolazione iraniana, che nel corso del governo del presidente deceduto ha acquisito sempre più potere. La probabilità di un colpo di Stato militare non è affatto bassa.
Rimane anche da colmare il ruolo di Ministro degli Affari Esteri, dal momento che Hossein Amirabdollahian è morto nello stesso incidente di Raisi. Questo è un ruolo determinante per la posizione iraniana verso gli altri paesi del Medio Oriente e soprattutto verso l’Occidente: diversi analisti si aspettano una politica più fondamentalista e più dura. La speranza è che tutto questo non sfoci in un attacco contro Israele, un attacco che teoricamente è già avvenuto ma che Raisi aveva coordinato per essere più scenografico che pericoloso per la popolazione israeliana. Il prossimo leader potrebbe non essere così cauto nelle sue mosse.
Materie prime e azioni israeliane sotto i riflettori
Il primo mercato che potrebbe essere instabile in questa fase è quello del petrolio, minacciato soprattutto nel caso in cui il nuovo governo iraniano dovesse decidere di cercare uno scontro frontale con Israele. Questo conflitto arriverebbe inevitabilmente a coinvolgere le altre potenze del Golfo, causando grandi problemi di approvvigionamento a livello mondiale nel mercato del greggio. Si guarda anche con attenzione a titoli di società israeliane quotate sui mercati internazionali: Mobileye, Teva, Monday.com e Wix potrebbero subito soffrire nel caso di un inasprimento dei rapporti tra i due paesi. Per il breve termine sembra che la transizione di potere assicurerà una maggior attenzione agli affari interni in Iran, ma nel corso delle prossime settimane le cose potrebbero prendere una piega diversa.