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Messico: l’energia prodotta con il gas naturale è pulita

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La decisione dell’ente regolatore dell’energia del Messico di classificare alcune fonti di energia a gas naturale come “pulite” ha generato critiche da parte dei gruppi ambientalisti. Essi sostengono che questo cambiamento non contribuirà al raggiungimento degli obiettivi di energia pulita del paese.

La Commissione dell’Energia del Messico, nota come CRE per le sue iniziali spagnole, ha annunciato delle modifiche agli standard di misurazione dell’efficienza energetica delle centrali elettriche, classificando l’energia prodotta dalla combustione di gas naturale come “energia pulita”.

La decisione ha generato diverse critiche da parte dei gruppi ambientalisti.

La critica ambientalista

In base alle nuove norme, l’elettricità prodotta dalle centrali a cogenerazione che utilizzano gas naturale può essere considerata “energia elettrica pulita” se soddisfa determinati requisiti. Nonostante il gas naturale venga spesso considerato un combustibile di transizione con emissioni più pulite rispetto al carbone o al combustibile per motori, di solito non rientra nella categoria di fonti energetiche pulite.

Gli ambientalisti hanno espresso forte dissenso, sostenendo che la ri-classificazione effettuata dall’autorità di regolamentazione avalli processi e combustibili che contribuiscono all’inquinamento, ai rischi per la salute e al riscaldamento globale. In una dichiarazione congiunta, quattro organizzazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, hanno sottolineato che il Messico risulterebbe ingannevolmente in aumento nella quota di energie rinnovabili nel suo mix energetico, quando in realtà non si sta compiendo alcun progresso effettivo.

Il Messico ha introdotto una legge sul cambiamento climatico che prevede di ottenere il 35% della sua elettricità da fonti pulite entro il 2024. Tuttavia, i critici sostengono che la decisione dell’autorità regolatoria non contribuirà ad aumentare nemmeno di un megawatt (MW) la capacità di energia rinnovabile nella rete elettrica del paese.

Il presidente Andrés Manuel López Obrador, noto sostenitore dei combustibili fossili, ha attivamente scoraggiato gli investimenti privati e stranieri nelle energie rinnovabili. Al contrario, la sua amministrazione dà priorità alla compagnia di servizi pubblici statale CFE, che si basa in gran parte sui combustibili fossili, tra cui gas naturale e combustibile per motori ad alto impatto ambientale.

Il presidente Obrador punta molto sulla nazionalizzazione dell’energia e continua a credere nei combustibili fossili.

La strategia di Obrador

Il governo del presidente Andrés Manuel López Obrador ha adottato misure per limitare la presenza delle aziende private e straniere nel settore delle energie rinnovabili, dando invece priorità alla compagnia di stato, CFE, che principalmente produce energia da fonti fossili.

López Obrador, che ha una posizione nazionalista riguardo all’energia, ha cercato di invertire una profonda riforma che aveva aperto completamente il settore al capitale privato e mirava a coinvolgere maggiormente le aziende di stato, come la CFE e la compagnia petrolifera Pemex, nel mercato energetico.

Il presidente sostiene che la riforma, implementata tra il 2013 e il 2014, ha indebolito la CFE e Pemex, mettendole a rischio di scomparire nel tempo. Egli propone l’autosufficienza energetica del Messico come una questione di sovranità nazionale.

Nell’ottica di questa visione, il governo messicano ha ritardato il pagamento di 2 miliardi di dollari di tasse dovuti da Pemex allo stato, nel tentativo di aiutare la società che alla fine del 2022 si è ritrovata in bilancio un debito di quasi 108 miliardi di dollari.

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