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NASDAQ: invasione penny stocks | Volumi da urlo per…
C’è uno strano caso di cui si parla ancora poco sulla stampa italiana ma che è riuscito a guadagnarsi dello spazio anche su Financial Times. È il caso di penny stock di nuova generazione, le azioni che valgono meno di 1$ e che in genere sono quote di aziende non esattamente solide, che però da un paio di mesi a questa parte stanno facendo registrare volumi molto importanti. Volumi che diventano ancora più incredibili a fronte della scarsa capitalizzazione di mercato di questo specifico gruppo di aziende.
È il caso di Bit Brother, ma anche quello di Phunware, che stanno facendo registrare volumi davvero importanti. Cosa sta succedendo? È un ricorso storico della vecchia moda delle meme stocks, o questa volta c’è qualcosa di più? In realtà, a indagare i casi più eclatanti, sembrerebbe una sorta di adeguamento di un certo settore azionario a quanto abbiamo già visto nel mondo delle criptovalute e nelle modalità che diversi dei progetti di questo mondo hanno o avevano… per lanciarsi e raccogliere capitali.
È di nuovo boom per le meme stocks, ma questa volta è diverso
L’identikit è molto simile a tutte le azioni che stanno facendo registrare dei volumi importanti: valgono poco, hanno una capitalizzazione complessiva di mercato molto bassa, sono attive in settori tecnologici, sono quotate negli USA (anche quando con quartier generale in Cina) e vedono passaggi di azioni di centinaia di volte superiori al cap di mercato.
È un nuovo boom per quelle che un tempo si chiamavano penny stocks? In parte sì. Su certi forum online i titoli di queste aziende sono molto popolari e molto discussi. Ma c’è qualcosa di più.
C’è un altra caratteristica importante: emettono debito e i creditori possono scegliere se farsi ripagare in cash o – ipotesi più gettonata – in azioni più avanti. È un meccanismo non nuovo nel mondo della finanza, ma che almeno per queste aziende sembra ricordare il metodo offerto da diversi progetti crypto per ottenere capitali. Versa, ottieni dei token che saranno sbloccati in avanti, che poi potrai riversare sul mercato.
Con i trader retail in mezzo, in genere a ottenere azioni soltanto dal mercato secondario e quando il grosso degli affari veri si è già concluso. Nondimeno però i volumi, come spesso accade nel mondo crypto, sono notevoli, in aumento e da far impallidire anche società ben più strutturate.
Una sorta di free riding delle regole anche delle borse, perché diverse delle società leader di questo “settore” procedono anche sistematicamente alla concentrazione di azioni, ovvero al procedimento inverso rispetto allo stock split. Si trasformano 10 o 100 azioni in una, così da mantenere quei prezzi minimi che certi mercati periferici fissano come limite minimo.
Una storia che arriva da vicino ma che potrebbe arrivare lontano
La storia è relativamente recente, ma ha tutti i canoni per arrivare lontano. I più cinici ricorderanno che è il tipo di problemi che segnalano una fase di tassi troppo bassi, i meno cinici invece si dispereranno per l’ennesima infezione di istituzioni anche prestigiose come il NASDAQ, che ospita il grosso di queste azioni.
NASDAQ che però rispedisce al mittente le critiche: se SEC ha approvato il titolo e vengono rispettati i criteri di liquidità e di valore minimo, non vi è alcun motivo per intervenire.
Questo ovviamente anche nel caso in cui gli investitori retail ci stiano rimettendo il proverbiale osso del collo. Questione che però non è certo di interesse degli scambi, che badano, come da statuto, ai volumi. Sul fatto che questa ondata possa arrestarsi a breve, nutriamo i nostri dubbi, almeno stando a guardare agli enormi volumi che si sono registrati nel corso degli ultimi mesi.