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Nickel, crisi profonda per il metallo delle batterie per EVs
Da quando le batterie al litio si sono imposte come la tecnologia di riferimento per sostituire il motore termico nella maggior parte dei veicoli, si è iniziato a parlare molto di litio. Pochi considerano però il ruolo fondamentale del nickel nel processo di produzione delle batterie: essenziale per costruire i poli delle batterie, è un altro elemento su cui si erge la transizione verso i veicoli elettrici. Ma esattamente come i produttori di litio sono in crisi, lo sono anche i produttori di nickel. I prezzi della materia prima si sono quasi dimezzati rispetto a dicembre 2022 e la crisi non accenna a finire. L’eccesso di offerta unito a una domanda in ristagno stanno portando il mercato verso minimi che non si vedevano da molti anni.
In tutto questo, il mercato del nickel cerca una risposta. Risposta che in parte potrebbe arrivare dalle autorità dei principali paesi esportatori, come Cina e Indonesia. Altrove, in Australia, le amministrazioni locali stanno già pensando a un piano per sostenere l’industria con enormi sussidi. Questa sembra essere la situazione del mercato in questo momento, con prezzi di 16.000$ per tonnellata che stanno rapidamente scendendo al di sotto di questo supporto psicologico. L’industria degli EVs è in difficoltà e l’attività industriale, tanto in Cina quanto in Europa, sta soffrendo un lento declino che va indietro pressoché fino alla pandemia.
Cina e Indonesia pensano a tagliare la produzione
Al momento non esiste un cartello dei produttori di nickel che possa assomigliare all’OPEC per il petrolio. Sembra però stare emergendo un’intesa tra Cina e Indonesia, due nazioni molto importanti in questo mercato. L’Indonesia è il maggior produttore mondiale di nickel, arrivando a produrre addirittura un milione di tonnellate metriche nel 2021 con numeri ulteriormente in crescita nel 2022-23. La Cina si colloca al settimo posto, anche se non è del tutto chiaro quanto nickel venga estratto nel paese. Complica di questo è il fatto che la Cina non sia un grande esportatore, bensì tenda ad avere un mercato interno che va dai produttori del metallo ai produttori delle batterie al litio.
Le due nazioni avrebbero trovato un intesa per tagliare di 100.000 tonnellate all’anno la loro produzione di litio, cosa che dovrebbe contare per un 3% circa dell’offerta prevista nel 2024. Anche se non è chiaro quanto effettivamente questo possa far lievitare i prezzi, Pechino ritiene che funzionerà. Questo è il numero che le amministrazioni hanno identificato come sufficiente non soltanto per limitare le perdite, ma potenzialmente per permettere alle aziende del settore di tornare a operare con margini positivi sul venduto. Attualmente i prezzi di produzione si aggirano sui 12.000$ per tonnellata, per cui è difficile che una società riesca a essere profittevole una volta tenuto conto dei costi fissi.
In Australia sono pronti gli incentivi pubblici
L’Australia è un altro dei maggiori produttori di nickel al mondo. Con un’economia fondamentalmente basata sulle materie prime, il tema si fa ancora più caldo in ottica di stabilità delle finanze nazionali. L’Australia Occidentale ha deciso proprio questo sabato di sbloccare una serie di sussidi per aiutare le imprese produttrici di nickel a navigare questo periodo complicato. Potenzialmente si parla di miliardi di dollari in prestiti a tassi fortemente agevolati per colmare il fabbisogno di liquidità sul breve termine. Sul tavolo c’è anche la possibilità di inserire dei termini affinché le imprese comincino a ripagare i loro prestiti soltanto una volta che il prezzo del nickel avrà stabilmente superato i 20.000$ per tonnellata. Il nickel è anche stato collocato sulla lista dei “minerali critici” dal governo federale, cosa che dovrebbe ulteriormente qualificarlo per ottenere un numero maggiore di sussidi.