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Nike demolisce i suoi obiettivi sulla sostenibilità ed è pronta al 100% di rinnovabili entro fine 2025

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Nike ha pubblicato il suo report aggiornato sull’andamento del raggiungimento dei target per la sostenibilità. Il colosso mondiale dell’abbigliamento sportivo non ha soltanto raggiunto i suoi obiettivi, ma ha persino fatto meglio del previsto e il management è pronto a puntare ancora più in alto. Il report è aggiornato con i dati fino a fine 2023, mostrando un calo significativo dell’impronta climatica soprattutto sul fronte dell’energia impiegata nella filiera produttiva. Considerando che l’azienda ha mantenuto un solido tasso di crescita nel corso di questi ultimi anni, le emissioni aggiustate per il numero di vendite hanno subito un calo ancora più drastico.

Per riuscire a ridurre l’impatto climatico della sua attività, Nike sta agendo su diversi fronti. Le rinnovabili non bastano: un grande sforzo, ad esempio, è stato fatto per utilizzare materiali riciclabili e recuperare i prodotti di scarto per impiegarli nuovamente nella filiera produttiva. Inoltre si sta lavorando sulla riduzione degli scarti di produzione, il tracking delle emissioni prodotte dai fornitori e la ricerca su materiali nuovi più sostenibili. In alcune aree del mondo, Nike ha persino dato vita a un’iniziativa per costruire campi di basket sostenibili utilizzando soltanto materiali che derivano da fibre naturali e sono lavorati con energia rinnovabile.

Nel frattempo Nike ha anche aumentato il dividendo di quasi il 10% rispetto allo scorso anno

Calano soprattutto le emissioni di tipo 1 e 2

Per monitorare l’inquinamento prodotto, Nike utilizza un sistema diviso in tre categorie:

  • Le emissioni di tipo 1 includono l’utilizzo di combustibili fossili, diretto e indiretto, legato all’attività di produzione;
  • Le emissioni di tipo 2 riguardano le forniture di energia che la società utilizza nei suoi stabilimenti produttivi;
  • Le emissioni di tipo 3 sono legate alla filiera upstream e downstream, cioè a tutta la catena di fornitura fino allo smaltimento del prodotto alla fine della sua vita utile.

Sono vari i target importanti già raggiunti fino a questo momento. Ad esempio, nel 2023 è stato impiegato il 96% di energia rinnovabile per le attività di produzione e Nike ritiene di poter arrivare al 100% entro la fine del 2025. Le emissioni di tipo 1 e 2 mostrano un calo del 69% rispetto al 2020, passando da 225.000 tonnellate di CO2 a 70.000 tonnellate. Il calo effettivo registrato ha battuto del 65% le attese del management stesso. Inoltre è stato recuperato il 100% dei materiali che altrimenti sarebbero finiti nelle discariche: oltre l’80% di questi materiali è stato convertito in nuovi prodotti a marchio Nike. Le emissioni di tipo 3 sono calate “solo” del 30% rispetto a quattro anni fa, un risultato comunque molto superiore alle attese.

La domanda elevata di prodotti in cuoio rimane un limite al raggiungimento del net zero

Verso obiettivi più ambiziosi

Malgrado il management di Nike abbia celebrato i risultati raggiunti, non si nasconde la lontananza dal net zero che la società vorrebbe raggiungere entro il 2025. Il primo punto su cui intende lavorare per raggiungere questo risultato è la supply chain, utilizzando sempre più prodotti riciclati. Come dimostra il caso di Pandora, che ora sta usando solo oro e argento riciclati, è possibile operare su scala mondiale in questo modo. Inoltre Nike intende ridurre i trasporti cargo via aereo, estremamente più inquinanti rispetto a quelli via nave, e mettere dei paletti più stringenti ai suoi fornitori. In termini di sfide, Nike vede due problemi in questo momento: la forte domanda di prodotti in cuoio, legati a una quantità di emissioni più alta di quelli in fibre naturali o sintetiche, e la responsabilizzazione dei gestori dei punti vendita verso le politiche di sostenibilità.

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