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Nokia: 14.000 esuberi. Settore telecomunicazioni in crisi?
Nokia è tra i peggiori titoli della sessione europea mattutina. Il titolo ha toccato perdite vicine al 5% dopo aver annunciato un piano per il taglio di 14.000 dipendenti – circa il 16% della sua forza lavoro totale. Nonostante i tagli piacciano in genere ai mercati, la borsa ha reagito negativamente, affondando il titolo di una società che è emblematica della prossima crisi del settore network e connettività. Il gruppo infatti, dopo aver ridotto quasi a zero la sua presenza nel mondo smartphone e mobile, è oggi impegnata in larga parte per le grandi opere per la diffusione del 5G.
L’annuncio è inoltre arrivato dopo la comunicazione di ricavi di molto inferiori rispetto a quanto anticipato dagli analisti: una situazione che è la tempesta perfetta per un titolo rappresentativo di un comparto già in difficoltà e che piace ormai da tempo poco agli investitori di borsa. Una situazione che però andrà analizzata anche per valutare le possibili ripercussioni sui diretti concorrenti di Nokia.
Nokia annuncia tagli per il 16% della forza lavoro
Per quanto i suoi dispositivi di telefonia non siano, da un pezzo, in cima alle preferenze dei consumatori, Nokia rimane un’azienda di enormi proporzioni, che conta quasi 100.000 addetti. Addetti che però diventeranno il 16% in meno dopo l’annuncio, da parte dell’azienda, di un taglio di 14.000 posti di lavoro che permetterà all’azienda di risparmiare 400 milioni di euro nel 2024 e 300 milioni di euro nel 2025.
L’azienda si è trovata costretta ai tagli a causa di una congiuntura particolarmente sfavorevole per il comparto delle infrastrutture di telecomunicazione. Monetizzare gli investimenti nel 5G, settore nel quale Nokia è particolarmente attiva, sembrerebbe essere oltremodo difficile per gli operatori, questione che avrebbe già fatto tirare i remi in barca a società e stati pronti a investire.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ricavi già in calo rispetto alle aspettative, insieme a un outlook ulteriormente negativo per le prossime trimestrali. Come sempre accade sui mercati, quando Sparta piange, Atene certamente non ride: anche Ericsson, diretta concorrente di Nokia, ha ricevuto le stesse attenzioni negative da parte dei mercati.
Le economie emergenti non bastano
A tirare i remi in barca in anticipo, almeno secondo quanto è stato comunicato da Nokia, sono stati Europa e Stati Uniti – cosa che in realtà è cominciata tempo fa e che non aveva destato grandi preoccupazioni dato che l’India in particolare sembrava in grado di assorbire quella mancanza di domanda.
La crescita in India, però, sembrerebbe non essere più in grado di fare da contraltare alla fuga dal settore da parte degli investimenti europei e soprattutto negli Stati Uniti. L’outlook rimane incerto per stessa ammissione di Pekka Lundmark, che per il gruppo riveste il ruolo di CEO.
Tecnologia in difficoltà: e ora?
Le condizioni del settore tecnologico nel suo complesso non sembrano essere delle migliori. ASML ha annunciato l’arrivo di periodi duri, TMSC non sembra essere in condizioni migliori e più in generale si è iniziato a dubitare della possibilità che il settore tech e infrastrutturale faccia ancora da traino a un’economia in difficoltà un po’ ovunque.
L’eventuale soft landing degli USA potrebbe essere di poco aiuto per un settore azionario in difficoltà ormai da qualche settimana e sul quale gravano anche i pesi di politiche monetarie restrittive che, pur se ormai in via di conclusione, continueranno a produrre effetti per mesi.
Al netto del pessimismo innescato da Nokia, rimane però viva la necessità di analizzare nel modo più imparziale possibile l’andamento del mercato. Anche se i rischi sono indubbiamente presenti, è altrettanto vero che in tempi così incerti e volatili, la narrativa di mercato può mutare con rapidità sorprendente.