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NVIDIA rischia grosso: non è pronta a difendersi dall’antitrust
Non sarà soltanto Google a finire sotto la scure dell’antitrust. Secondo quanto è stato riportato dal New York Times, anche NVIDIA potrebbe presto ricevere le medesime attenzioni dal Dipartimento di Giustizia e più in generale dagli uffici federali che si occupano di pratiche anti-concorrenziali e di abuso di posizione dominante, in un rinnovato scontro tra Washington e quel mondo della Silicon Valley storicamente vicino al Partito Democratico.
Dopo che lunedì l’antitrust ha ritenuto essere illegali gli accordi di Google con diverse società terze per l’inserimento del proprio motore di ricerca in posizione preminente su dispositivi come smartphone e tablet, potrebbe arrivare il turno di NVIDIA, che rispetto alle aziende storiche del settore USA, ha anche una serie di problemi importanti, a partire – come ricorda New York Times – dall’assenza di protezioni e contatti politici importanti, sui quali invece possono fare affidamento colossi come Alphabet, Apple e tanti altri.
Cosa c’è in ballo per NVIDIA e cosa rischia?
Il tema principale è quello di pratiche commerciali che sono ritenute dal Dipartimento di Giustizia potenzialmente illegali, configurando un abuso di posizione dominante. Il re dei chip che poi finiscono nelle GPU infatti sembrerebbe applicare politiche commerciali che tendono a non trattare in modo equo clienti che utilizzano anche chip dei concorrenti come AMD o Intel.
A interessare l’intervento delle principali autorità che si occupano di antitrust negli Stati Uniti c’è anche l’acquisizione di Run:ai. Non tutti i commentatori economici però sembrerebbero essere d’accordo con l’avvio delle indagini. Già lo scorso aprile Daniel Newman su Marketwatch ebbe a ritenere il mercato delle GPU impiegate nel settore dell’intelligenza artificiale troppo acerbo per valutare la presenza o meno di monopoli e anche di pratiche anti-concorrenziali.
Certo è che i dati parlano piuttosto chiaro: NVIDIA controlla il 90% del mercato dei chip AI, una quota che in qualunque altro settore sarebbe valsa l’interesse da parte delle autorità che si occupano di concorrenza.
Il problema principale per il momento rimane quello, sottolineato da The New York Times, dell’impreparazione di NVIDIA a controbattere alle accuse, a gestire le indagini e anche a trovare qualche amico a Washington sul quale poter contare. Segno anche questo di un’ascesa molto rapida, per un mercato relativamente giovane (almeno su questi livelli di rilevanza) e che è la principale preoccupazione legata a questa situazione.
Ora corsa a creare gli uffici che possano gestire la situazione
Ora sarà corsa, sempre secondo quanto riporta il The New York Times, a creare gli uffici che dovranno rispondere alle inchieste del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e che presto potrebbero fronteggiare anche le attenzioni nate già in Unione Europea e anche nel Regno Unito, nonché in Cina.
Tutte le giurisdizioni di cui sopra hanno già inviato in passato richiesta di informazioni relative a determinate pratiche di vendita e anche al diritto all’accesso dei suoi prodotti da parte di una clientela vasta, eterogenea e che talvolta – dicono gli USA – viene punita quando i rifornisce anche da concorrenti diretti come AMD e Intel.
Per ora gli sforzi di NVIDIA per tutelarsi e per difendersi sembrerebbero però essere relativamente modesti. Cosa che è la maggiore fonte di preoccupazione, dato anche il ritorno sulla cresta dell’onda delle autorità antitrust USA, come dimostrato nella più recente causa contro Alphabet.