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Olio di oliva, il cambiamento climatico fa volare i prezzi e la situazione non accenna a migliorare

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Attualmente il tasso d’inflazione italiano è inferiore al 1%, ed è tornato finalmente a essere intorno al 2% nell’Eurozona. C’è un prodotto, però, che ha conosciuto un’inflazione del 70% di anno in anno a livello europeo: si tratta dell’olio di oliva, proprio uno dei più importanti ingredienti della dieta mediterranea. I tre principali paesi produttori al mondo di olio d’oliva di qualità -Italia, Spagna e Grecia- stanno attraversando un periodo di crisi produttiva dovuta soprattutto alla siccità anomala portata dagli effetti del cambiamento climatico. La situazione è particolarmente dura in Spagna, soprattutto nelle regioni produttive della Catalogna e dell’Andalusia che solitamente sono due centri nevralgici per la produzione di olio d’oliva in Europa.

Se si guardano i dati su un orizzonte di tempo ancora più grande, il tasso d’inflazione negli ultimi due anni per questo prodotto è stato del 130%. Questo è valso all’olio d’oliva il soprannome di “oro liquido”, con i trader che per la prima volta mostrano un forte interesse per le possibili operazioni speculative legate a questa commodity. In questo momento non è ancora chiaro se la situazione migliorerà già nel corso di quest’anno, ma secondo una delle principali associazioni di produttori in Spagna è possibile che la seconda metà dell’anno porti la tanto attesa pioggia che manca negli uliveti.

In Italia, anche la Xylella è stato un problema importante per la produzione di olio d’oliva

La situazione complicata dei produttori

La stagione di raccolta di fine 2023, che va da ottobre a dicembre, ha portato alla produzione di 61,45 milioni di litri di olio d’oliva in Spagna -il principale produttore europeo-. Questo significa che la produzione è effettivamente diminuita del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che aveva già visto numeri in calo rispetto a quelli del 2023. Se la situazione non dovesse migliorare a livello meteorologico, la mancanza di precipitazioni porterebbe quasi certamente a numeri ancora più bassi durante il raccolto del 2024. La situazione è molto complicata per tutti i produttori di materie prime agricole nel paese, al punto che recentemente il colosso degli spumanti Freixenet ha dovuto licenziare oltre 2.000 dipendenti e sospendere l’attività nel proprio stabilimento produttivo.

Una delle società più vocali riguardo alle difficoltà attraversate in questo momento dai produttori di olio d’oliva è stata Deoleo, che di “oro liquido” è il più grande produttore al mondo. Secondo le recenti parole della società è necessario che l’industria dell’olio d’oliva attraversi una “profonda trasformazione” e ha definito il 2023-24 come uno dei periodi più difficili nella storia di questo settore. La Spagna da sola vale oltre il 40% della produzione di olio di oliva nel mondo, ma il problema è esacerbato dal fatto che le piogge stiano sempre di più venendo a mancare anche in Grecia e nel Sud Italia.

Purtroppo per molti piccoli produttori la situazione attuale impone la chiusura dell’attività

I consumatori ripiegano su prodotti meno cari

La corsa rialzista dei prezzi dell’olio d’oliva ha portato sempre più consumatori a scegliere di acquistare dei prodotti meno costosi. Rispetto allo scorso anno, le vendite di olio extravergine d’oliva sono in calo del 20%; quelle di olio vergine sono in calo del 18% e quelle di olio di oliva semplice del 15%. Invece si nota un aumento del 72% delle vendite di olio di sansa d’oliva, un prodotto raffinato miscelato con un po’di olio vergine. Inoltre si nota un aumento del 24% nelle vendite di olio di girasole, altro prodotto alternativo che può essere acquistato a prezzi decisamente più contenuti. Malgrado tutte le tipologie di olio abbiano conosciuto gli effetti dell’ondata di inflazione di questi anni, gli effetti specifici del clima sono stati particolarmente penalizzanti soprattutto per quello d’oliva.

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