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OpenAI, Sam Altman torna nel board con un team stellare

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Il CEO di OpenAI ritorna nel board dei direttori della società e porta con sé tre nuovi direttori, segnando un punto di svolta definitivo rispetto agli eventi dello scorso novembre. In quell’occasione, Altman era stato licenziato improvvisamente sulla scia di un conflitto interno. Microsoft aveva poi minacciato di assumerlo insieme a tutti i grandi manager di OpenAI che avrebbero voluto continuare a seguire il testimone di Altman, cosa che aveva costretto la società a correre ai ripari per mantenere la propria autonomia. Così il co-fondatore è stato riassunto a distanza di pochi giorni, tornando a essere CEO ma non parte del board di amministrazione dell’azienda.

Invece ora arriva la notizia che Altman è stato pienamente restituito anche al suo ruolo all’interno del board di amministrazione di OpenAI, con l’aggiunta di tre nuovi membri di grande successo nel mondo delle startup. i tratta di Sue Desmond-Hellman, ex-CEO della Bill and Melinda Gates Foundation, Nicole Seligman, ex-presidente di Sony Entertainment e Fidji Simo, CEO di Instacart. Vengono mantenuti nel frattempo tutti gli altri membri già attivi del board, segnando di fatto un allargamento del gruppo anziché una sostituzione di alcuni membri. Sarà interessante notare come questo impatterà la traiettoria di sviluppo di ChatGPT e degli altri software dell’impresa.

Altman è stato tra i co-fondatori di OpenAI

Finita l’investigazione di WilmerHale

Il ritorno di Altman nel direttivo di OpenAI era subordinato a un’investigazione interna condotta da WilmerHale, che ha confermato ora di non aver trovato niente che possa minare la credibilità del co-fondatore come membro del direttivo. OpenAI ha anche fatto sapere che apprenderà da quanto è accaduto per assicurare alla società una nuova politica contro il conflitto d’interesse e sull’etica dei propri software. L’investigazione ha portato a intervistare personalmente tutti gli impiegati e i manager di OpenAI, oltre a fare la revisione di 30.000 documenti a cui lo studio legale ha avuto accesso. La conclusione è che Altman può tornare nel suo ruolo in quanto niente lo vieta.

L’investigazione è anche andata a scavare sulle cause di questo licenziamento-lampo che molti hanno descritto come un “colpo di stato” all’interno di OpenAI. Su questo le spiegazioni sono decisamente meno chiare. WilmerHale ritiene che il board precedente abbia deciso di chiedere le dimissioni di Altman sulla base di dubbi riguardo al management della società, ma che non riguardano la sicurezza o la direzione di sviluppo di ChatGPT e degli altri prodotti. I dipendenti dell’azienda invece descrivono l’accaduto come il risultato di una “perdita di fiducia” del board rispetto alle capacità manageriali del CEO. Non è chiaro a cosa fossero legati questi dubbi o questa perdita di fiducia.

Si è speculato molto in questi mesi riguardo al fatto che la decisione di licenziare Altman fosse il frutto di un conflitto sulla direzione di sviluppo di ChatGPT

L’autore del golpe non commenta

Altman è sembrato felice nelle sue dichiarazioni in seguito al suo rientro nel board di amministrazione di OpenAI e ha prontamente chiesto informazioni riguardo al ruolo di Ilya Sutskever, considerato il principale fautore del golpe dello scorso novembre. Sutskever aveva inizialmente guidato la posizione di chi voleva Altman fuori da OpenAI, ma aveva poi cambiato lato dopo essersi accorto che la maggior parte dei dipendenti sarebbero stati disposti a seguire il co-fondatore in Microsoft. Da quel momento non ha rilasciato altre dichiarazioni e non ha dato delle spiegazioni chiare; gli analisti dunque si chiedono quale potrebbe essere il futuro di Sutskever in OpenAI in futuro. Altman però è stato molto politicamente corretto nelle sue dichiarazioni, e ha descritto il collega come una mente brillante con cui si augura di lavorare ancora.

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