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Oro vola sopra i 2.430$ dopo caso Donald Trump e voci di tagli ai tassi
Oro in modo consistente sopra i 2.400$ l’oncia, con l’asset riserva per eccellenza che cavalca la particolare situazione politica che si è creata negli Stati Uniti successivamente all’attentato contro Donald Trump. A contribuire alla forza dell’oro ci sono anche però i venti di tagli ai tassi di interesse che si sono fatti oggi più forti, in attesa della reazione dei mercati ad un Jerome Powell comunque piuttosto cauto. La situazione è di quelle ideali per l’oro, che conferma il suo straordinario stato di forma, che potrebbe continuare all’aumentare delle possibilità di allentamento delle politiche monetarie di Washington.
La leg up dell’oro arriva dopo una breve correzione innescata dai forti acquisti sul dollaro, che hanno spinto anche a aumenti dei rendimenti dei bond USA, con una reazione che ha tenuto conto delle maggiori chance di vittoria di Donald Trump per le elezioni di novembre. Elezioni che vanno ad aggiungersi alle altre incognite che tengono con il fiato sospeso i mercati, tra le quali quelle che riguardano le decisioni di politica monetaria di Federal Reserve. Sebbene sembrerebbe ormai una doppia partita chiusa, ci sono diverse questioni di cui tenere conto per un corretto posizionamento sull’oro, almeno sul medio e lungo periodo.
Trump e tagli ai tassi spingono l’oro verso i massimi
Dopo una leggera flessione, l’oro torna a correre e piazza una performance di quelle importanti – quasi +1% nel corso delle ultime 24 ore – che testimoniano come la sete prevista per il metallo prezioso che al tempo stesso è bene rifugio per eccellenza – sia stata correttamente anticipata dagli analisti. La risposta che tutti o quasi attendevano è arrivata e ha confermato uno spostamento ulteriore di liquidità e capitali verso un asset che in genere guadagna sia nei momenti di turbolenza politica, sia quando si avvicinano i tagli ai tassi di interesse.
Una doppia combinazione che favorisce chi si era posizionato long sull’oro, per una performance che conferma, se ce ne fosse il bisogno, lo straordinario stato di forma del metallo prezioso per eccellenza, per un 2024 che passerà agli annali proprio come l’anno dell’oro.
Sulle performance di medio e lungo periodo ci saranno però diverse questioni di cui tenere conto: dall’effettiva rapidità con la quale gli USA riporteranno i tassi e gli acquisti di bond a mercato in territorio espansivo, passando per i dati che dovranno necessariamente informare queste decisioni. Ciò che preme ricordare agli analisti è che il sentiment in relazione a questi eventi è già cambiato diverse volte nel corso degli ultimi mesi, in particolare in concomitanza con dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro più o meno lontani dalle aspettative.
C’è tempo ancora per decidere
L’oro sta scontando in positivo due situazioni che – per quanto certe possano apparire oggi – sono a conti fatti ancora incerte. Si tratta della possibilità che Donald Trump venga eletto, ipotesi sulla quale dovranno comunque esprimersi le urne; e della possibilità che Federal Reserve sia davvero nelle condizioni di tagliare i tassi già a settembre e che possa continuare su quel binario per almeno 2 o 3 volte nel corso del 2024.
Difficile a dirsi per ora, per quanto appunto appaia come estremamente probabile con i dati, tanto elettorali quanto macro-economici, che abbiamo oggi in mano. Ma il 2024 ha insegnato tanto a chi opera sui mercati, a partire dalla necessità di giocare di fino in un mondo macro data drive, ovvero condizionato al 100% dai dati che arrivano volta per volta.